31 anni di storia, 15 persone occupate, 5 consulenti, 3,2 milioni di fatturato. Ma i numeri da soli non bastano a raccontare un’azienda come Format. Astigiana, fondata nel 1990 dagli astigiani Carlo Bosticco e Giuseppe Tortoriello, ha ricevuto per due volte il premio nazionale Industria Felix, grazie ai risultati di bilancio e alla redditività. Lo scorso luglio, è stata inserita dal Consiglio dei ministri tra le 100 eccellenze del made in Italy 2020, dove figurano aziende come Barilla, Ferrero, Giugiaro.

Format è concessionaria dei software gestionali Zucchetti. Ma, come spiega Rocco Sanchirico, socio responsabile dei progetti, questo è solo l’inizio. “Lavoriamo con le aziende e nelle aziende. Proponiamo soluzioni altamente personalizzate sulle esigenze del cliente. Come un sarto, che produce un vestito su misura. I nostri progetti possono durare anche due-tre anni”.

Il sistema informativo è lo strumento di lavoro che consente a un’azienda di gestire la contabilità, il personale, la logistica, la produzione, il controllo di gestione. E’ l’anima di un’impresa. Ma chi sono i clienti di Format?
“Sono aziende strutturate, che hanno certe dimensioni, uffici dedicati, unità organizzative. Sono aziende che investono, in grado di spendere anche molto per i servizi software. Abbiamo lavorato per aziende di tutti i settori (industariale, servizi, terzo settore) tra cui diverse di livello nazionale e internazionale”.

Come entrate in un’azienda?
“Funziona molto il passaparola; non abbiamo un agente munito di catalogo che bussa alle porte di uno stabilimento. I nostri consulenti, dopo un primo contatto, valutano il potenziale cliente, le sue esigenze e iniziano a proporre soluzioni standard, da trasformare gradatamente in soluzioni individualizzate”.

E poi, una volta entrati?
“Siamo forti di un’esperienza trentennale, che mettiamo a disposizione del cliente. Non si possono cambiare i software di un’azienda di punto in bianco: le persone vanno formate, accompagnate nel cambiamento. L’adozione del nuovo gestionale a volte è spalmata nel tempo. In questo lungo lasso di tempo, è cambiato il mondo: soprattutto nel nostro campo, l’informatica. Per noi, la conoscenza è cultura a perdere, nel senso che dobbiamo essere disponibili a perdere le nostre certezze, a rimetterle in discussione”.

Che progetti avete per il futuro?
“Stiamo crescendo: quest’anno prevediamo di arrivare a 3,6 milioni di fatturato. Ma la nostra crescita passa attraverso le persone, che sono il nostro capitale. Stiamo cercando personale, il lavoro non ci manca. Si aprono nuove frontiere, come la cybersecurity, le applicazioni web. I nostri programmatori si sono dovuti riconvertire a richieste sempre nuove da parte del mercato”.

Come avviene l’inserimento di una persona nel vostro organico?
“Il nostro livello è qualitativamente alto. Abbiamo sempre giovani in formazione (il 60% delle risorse umane di Format non era ancora nato quando nasceva l’azienda). E’ un processo lungo almeno 7-8 mesi. Un investimento senza garanzia di risultato, perché può accadere che un giovane, appena terminata la formazione, decida di andare a lavorare altrove. Oggi succede così: non capita più di rimanere 30-40 anni a lavorare nella stessa azienda. Noi cerchiamo persone flessibili, pronte a reinventarsi. Se vogliamo che i giovani non abbandonino il nostro territorio, dobbiamo offrire loro occasioni di lavoro buono, in un luogo piacevole. Il guaio di vivere in provincia è che la grande città è molto raggiungibile. Così i piccoli centri si spopolano. Noi cerchiamo invece di rimanere qua, proponendo spazi e tempi di lavoro che lascino ore anche al tempo libero, alla famiglia”.

Come avete vissuto il 2020, l’anno orribile della pandemia?
“L’abbiamo superato, facendo formazione, continuando a lavorare. Riconvertendo le ore risparmiate nei viaggi di trasferte in ore di formazione. Il nostro lavoro può svolgersi anche da remoto. In generale, chi sa essere flessibile, anche in momenti molto difficili come questo, continua a stare sul mercato”.