Ha le dimensioni di un euro e ricorda una pillola di antibiotico il pacemaker di nuova generazione Leadless Micra A/V, una bella differenza con il classico apparecchio cui siamo abituati della grandezza, per dare un’idea, di circa due orologi da polso.

 

Ma le caratteristiche che rendono il micro pacemaker tanto efficace, non risiedono esclusivamente nelle dimensioni che permettono al paziente una maggiore discrezione.

 

L’inserimento di un pacemaker tradizionale, infatti, avviene tramite il posizionamento sotto la clavicola della centralina da cui partono dall’uno ai tre elettrodi, o cateteri, che vanno a raggiungere il cuore. Questo determina una serie di microproblematiche individuabili principalmente, oltre che nella visibilità dell’apparecchio e della relativa cicatrice cutanea, nell’esposizione del paziente al rischio di infezioni esterne che facilmente potrebbero poi propagarsi verso il cuore trasportate dai cavi collegati alla centralina.

 

Il micro pacemaker, grazie ad un sistema “senza fili”, riduce, invece, sensibilmente le eventuali criticità: impiantato tramite la vena femorale, viene introdotto attraverso un tubo della misura di un dito fino al ventricolo dove viene poi rilasciato e fissato tramite quattro ancore. Fino ad ora, però, presentava anch’esso un limite: fissato su un’unica camera ventricolare era in grado di agire solo sulla stessa, lasciando scoperto l’atrio. Il Leadless Micra A/V, al contrario, tramite un sensore, permette ora di mantenere la sincronia tra le camere garantendo con l’impianto di un solo apparecchio il corretto dialogo tra atrio e ventricolo.

 

E proprio lo scorso 8 luglio nel centro del Cardinal Massaia, struttura di riferimento internazionale per le aritmie, il dottor Marco Scaglione, direttore della Cardiologia, e il dottor Paolo Di Donna, hanno impiantato per primi in Piemonte, e tra i primissimi in Italia,  il pacemaker Leadless Micra A/V. L’impiantata è una donna di 55 anni, già sottoposta ad interventi cardiochirurgici ed affetta da sincopi ricorrenti che causavano, in completa assenza di prodromi, un’improvvisa perdita di coscienza con importanti traumatismi creando, di fatto, una disabilità importante.

 

“Il nosocomio astigiano, che già da anni pratica, tra i pochi centri italiani, interventi con i micro pacemaker, conferma anche oggi la sua posizione di centro di riferimento nazionale, garantendo un servizio all’utenza sempre più avanguardistico ed efficace”, sottolinea Scaglione.

 

Un bel traguardo per l’Azienda che continua a dimostrarsi un’eccellenza sanitaria nazionale nell’ambito cardiologico.