È stata un’esperienza difficile e faticosa, che lascerà un segno indelebile in ognuno di noi. La nostra preoccupazione primaria è stata fin da subito quella di fornire ogni tipo di protezione necessaria per i nostri volontari, in modo da proteggerli dal contagio. Eravamo ben consapevoli del timore che ognuno di loro provava, per se stesso o per i propri familiari”.

Inizia così il racconto di questi mesi di emergenza Covid incredibili e surreali di Piero Bottero, presidente della Croce Verde di Nizza Monferrato. Una realtà in costante crescita che, come tutte, si è trovata da un giorno all’altro a dover stravolgere il suo modo di prestare servizio.

Mascherine, guanti, tute, calzari e disinfettanti erano e sono ancora le parole d’ordine per prestare servizio in ambulanza in sicurezza.

Un volontariato con modalità diverse, più impegnativo sia da un punto di vista fisico che mentale, ma necessario come prima, o forse di più.

“All’inizio avevamo una grande paura. Se avessi preso il virus, lo avrei trasmesso alla mia famiglia. Ma da volontario ho messo da parte la paura, per aiutare. I malati continuavano a esserci, anche con il Covid”, racconta Valter, 71 anni, volontario della Croce Verde nicese.

Testimonianze speciali di alcune categorie di volontari che, però, rappresentano il punto di vista dell’intera associazione.

Anche i più scettici nel corso di questa grave emergenza sanitaria hanno compreso appieno l’importanza del volontariato, in tutte le sue sfumature. Il volontariato è una missione, che deve essere portata a termine soprattutto quando le condizioni sembrano essere sfavorevoli.

“Se tutti si fossero tirati indietro davanti a questa emergenza, chi avrebbe aiutato le persone in difficoltà? Ho cercato di vivere questi mesi come sempre, mettendoci tutto l’impegno possibile. Ho cambiato le mie abitudini: i servizi erano emotivamente stancanti, ma la voglia di aiutare non mi è mai passata”. È la testimonianza di Sara, 25 anni, volontaria dell’associazione sull’ambulanza di emergenza che, nonostante la sua giovane età, non ha mai pensato di tirarsi indietro di fronte a questa tragedia.

“Ho cercato di tenere duro per aiutare gli altri. Non ho mai avuto paura per me, ma per i miei familiari. È stata un’esperienza che nessuno dimenticherà”, racconta Beppe, 59 anni, volontario della Croce Verde dal 1998, operativo in ambulanza di emergenza dall’inizio della pandemia.

In prima linea in questi mesi indimenticabili ci sono state anche due mamme volontarie, che, nonostante tutto, hanno continuato a offrire il loro supporto a chi ne aveva più bisogno.

“Noi mamme cerchiamo sempre di sconfiggere tutti i mali. Ho cercato di essere sempre presente, nonostante un po’ di preoccupazione per la mia famiglia”, racconta Raffaella, 40 anni, mamma di due bambini di 7 e 14 anni.

“Mi sono preoccupata soprattutto durante il boom di contagi, ma non potevo abbandonare chi aveva bisogno. Sono sposata con un vigile del fuoco. Siamo stati tutti e due in prima linea, non abbiamo pensato neanche per un momento di tirarci indietro”, spiega Erika, 43 anni, mamma di tre ragazzi di 6, 16 e 19 anni.

Giornali nazionali e locali concordano sul fatto che, ad oggi, la situazione sia in netto miglioramento. Volontari e dipendenti dell’associazione nicese continuano a intervenire su casi sospetti Covid19, ma sicuramente con meno frequenza e intensità.

“L’emergenza è più sotto controllo, ma non possiamo dire che sia finita. Ringrazio i cittadini nicesi e non solo per la solidarietà che ci hanno dimostrato in questi mesi. Grazie anche a tutti i volontari e ai dipendenti. Ci auguriamo che non si verifichi più nulla di simile”, conclude Bottero.