L’Auditorium della Banca di Asti si è trasformato, il 1° ottobre, in una vetrina d’eccezione per il panorama enologico nazionale. In questa cornice è stata presentata, per la prima volta “in anteprima”, la Guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso. All’appuntamento, moderato dai curatori Giuseppe Carrus e Gianni Fabrizio, si sono fatti trovare pronti produttori, rappresentanti dei consorzi vinicoli piemontesi e delle istituzioni, diversi appassionati.

L’evento è stato realizzato in collaborazione con la Banca di Asti e ha voluto unire cultura enologica, promozione territoriale e valorizzazione delle eccellenze, con un’attenzione particolare ai giovani produttori, protagonisti di una nuova stagione del vino fatta di coraggio, scelte innovative ma anche saldo legame con la tradizione, rispetto dei tempi. La mattinata si è aperta con la conferenza stampa di presentazione della guida, durante la quale sono stati premiati alcuni dei volti emergenti del panorama enologico nazionale. La prima edizione del premio Giovani, un nuovo riconoscimento della Guida Vini d’Italia Gambero Rosso destinato ai vini di vignaioli giovani, è andato a Cà du Ferrà per il vino Zero Tolleranza per il Silenzio ’23.

Dal Piemonte alla Liguria, dalla Lombardia al Veneto fino alla Valle d’Aosta: un mosaico di esperienze e territori accomunati dalla capacità di reinterpretare il patrimonio vitivinicolo italiano in chiave contemporanea, guardando alle nuove sfide del presente.

Al pomeriggio il tasting dedicato a 27 etichette insignite dei Tre Bicchieri, il massimo riconoscimento attribuito dal Gambero Rosso. Una degustazione che ha permesso agli ospiti di assaporare in anteprima i vini che segneranno l’edizione 2026 della guida e di dialogare direttamente con i produttori.

Il Piemonte ha avuto un ruolo di rilievo con vini e cantine che rappresentano l’anima di un territorio ricco di storia e vocato all’eccellenza. Dal Barolo Cerretta 2021 di Garesio al Barbaresco Serraboella Sorì Paitin V.V. Riserva 2020 di Paitin, passando per il Gattinara Vigna Ronchi Riserva 2019 di Giancarlo Travaglini, la Barbera d’Asti La Bigia 2023 di Luigi Spertino e il Grignolino d’Asti Monferace 2020 della Tenuta Santa Caterina. A questi si aggiungono etichette di spicco come l’Alta Langa Extra Brut Rosé Caterina Rivella Riserva 2018 di Marcalberto e il Gavi Meera 2024 di Roberto Sarotto. Non sono mancati i contributi delle altre regioni: dalla Valle d’Aosta con il Pinot Noir L’Emerico 2022 di Elio Ottin, alla Liguria con il Vermentino Lunae Etichetta Nera delle Cantine Lunae Bosoni, fino alla Lombardia con i Franciacorta di Ferghettina e Ricci Curbastro. Il Veneto ha presentato autentiche icone, come l’Amarone della Valpolicella di Brigaldara e Villa Spinosa, il Soave Roncà Monte Calvarina 2024 di Franchetto e il Valpolicella Classico Superiore Grola 2022 di Allegrini.

A conferma che il vino italiano è sempre più un patrimonio condiviso, nonostante crisi e riduzione dei consumi, dazi e rincari, capace di unire generazioni e territori.

Marianna Natale