Lo scorso anno, la compagnia teatrale ‘Teatro degli Acerbi’ ha dato vita al progetto ‘Landscape Storymovers – sistema integrato di narrazione del territorio’, una proposta innovativa di narrazione e valorizzazione del paesaggio umano, naturale ed architettonico del territorio Patrimonio Unesco Langhe, Monferrato e Roero. Sul sito www.landscapestorymovers.com si possono trovare tutte le iniziative ed il materiale raccolto.

Elena Romano e Fabio Fassio sono gli ideatori del progetto e lo staff del Teatro degli Acerbi collabora all’organizzazione ed alla realizzazione degli spettacoli. Patrizia Camatel e Federica Prete sono invece le principali storymovers della compagnia, che vede in quest’idea una nuova prospettiva di evoluzione del mestiere dell’attore, in linea con la poetica di ‘teatro e territori’. Inoltre nel progetto sono stati coinvolti enti pubblici e privati e professionisti del settore della comunicazione, della progettazione, del turismo, dell’enologia e del paesaggio. 

Tutto è nato nel 2021, grazie ai bandi ‘VIVA: sostegno all’offerta culturale estiva dei territori’ e  ‘In luce. Valorizzare e raccontare le identità culturali dei territori’, indetti dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. I partner e finanziatori dell’iniziativa sono: Unione Collinare Vigne e Vini, quattro Comuni del territorio (Canelli, Calosso, Moasca, San Marzano Oliveto), Ente Turismo Langhe, Monferrato e Roero, Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato ed Associazione Astesana Strade del Vino.

Commentano Fassio e la Romano “Noi siamo ‘narratori di comunità’. Ogni esperienza riporta sempre alla tavola e al vino, alla convivialità e alla condivisione, per ricordarci in che modo il nettare delle nostre vigne e le mille risorse enogastronomiche del territorio possono essere veicolo di cultura e linfa della nuova vocazione turistica per le colline Unesco.”.

Il lavoro si sta sviluppando attraverso vari step. Il primo, portato a compimento, è il censimento del paesaggio umano, con una raccolta di videointerviste fatte ai ‘Testimoni del Paesaggio’, archivio vivente e voci narranti della memoria di un territorio che è storia, tradizione e cultura e come tale va custodito e raccontato, attraverso storie, tradizioni, folklore, mestieri e saperi. Le interviste verranno poi rese disponibili attraverso QR code posti su bacheche collocate presso i comuni aderenti all’iniziativa. In tali comuni si stanno installando anche i ‘Pali della Memoria’, ben trenta pali ‘di testa’ di vigna, ubicati nei punti di interesse culturale, ospitanti una targa con foto tattile del luogo e QR code con audio o video narrazioni dei luoghi (anche nel linguaggio LIS). 

Hanno poi preso il via le numerose ‘Experiences’, attraverso tour narrativi e degustativi per piccoli gruppi a piedi, in e-bike, minivan, treno storico o a cavallo. Ad accompagnarli uno storymover che racconta il territorio, vestendo contemporaneamente i panni di cicerone ed attore e facendo calare un turista decisamente stupito nel ruolo di vero e proprio spettatore teatrale. 

Il 25 marzo, al Teatro Balbo di Canelli, vi è stata anche la giornata ‘La Festa in Tavola. I teatri della terra: patrimoni di natura e umanità’, in memoria del regista e drammaturgo Luciano Nattino. Un momento all’insegna della cultura del paesaggio, scandito in tre atti: convegno, tavola rotonda e spettacolo teatrale.

Il convegno, coordinato dall’antropologo già Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo prof. Piercarlo Grimaldi, ha visto la partecipazione di esponenti del mondo della cultura, antropologi, sociologi, consorzi ed associazioni, enti ed istituzioni del territorio, che si sono confrontati sul tema dei cambiamenti in atto sul territorio. Ai doverosi saluti dell’amministrazione canellese (nelle vesti del sindaco Paolo Lanzavecchia, del vicesindaco Paolo Gandolfo e del consigliere Giovanni Bocchino) e della Regione Piemonte, sono seguiti gli interventi di autorevoli nomi, quali Ignazio Buttitta (Università degli studi di Palermo), Ambrogio Artoni (Università di Torino), Claudio Bernardi (già professore dell’Università Cattolica di Milano), Davide Porporato (Università del Piemonte Orientale), Marco De Vecchi (Presidente del Centro Studi dello sviluppo rurale della collina – Università di Torino), Laura Bonato (Università di Torino), Enrico Ercole (Università del Piemonte Orientale) e Gianpaolo Fassino (Università del Piemonte Orientale).

La campagna e la condizione contadina stanno vivendo un importante momento di trasformazione e la tradizione sta perdendo i testimoni della memoria della comunità e dell’oralità trasmessa di generazione in generazione. Il ritorno alla campagna rappresenta proprio il bisogno dell’individuo di ritrovare le origini, i riti, i saperi, le tradizioni, gli affetti, la sacralità… Il focus sul Piemonte meridionale, dove la cultura è ancora sinonimo di festa, cibo, vino, tradizione, ha messo in luce un teatro della vita che rischia di perdere i suoi ultimi attori e che oggi più che mai necessita di raccogliere, custodire e narrare un futuro scritto nel passato. 

Artoni, parlando di globalizzazione e tradizione, ha detto “L’uomo moderno ha necessità di ritrovare una piccola patria e la religione aiuta il recupero dell’identità, che è il passaggio forzato per la tradizione.”.

Ercole ha evidenziato “L’uomo moderno ha perso il senso delle azioni che si compiono e delle motivazioni legate ad esse. Viviamo in un mondo artificiale, dimenticandoci che nel piatto non c’è solo cibo ma anche una storia da raccontare.”.

Alle tavole rotonde, moderate da Fassio, hanno poi partecipato Roberto Cerrato (Associazione Paesaggi vitivinicoli Unesco), Laurana Lajolo (Fondazione Davide Lajolo), Salvatore Leto (già Direttore del Teatro Alfieri di Asti), Luca Ghiardo (Università del Piemonte Orientale), Gianmarco Cavagnino (architetto), Mauro Carbone (Direttore Ente Turismo Langhe Monferrato e Roero), Francesco Scalfari (direttore Uni Astiss), Massimo Carcione (Presidente della comunità patrimoniale Faro Astesana), Beppe Giordano (Associazione Strada del Vino Astesana) ed i rappresentanti del Consorzio Barbera d’Asti DOCG, del Consorzio Altalanga DOCG, Consorzio Asti DOCG, dell’Associazione produttori del Nizza DOCG e dell’Associazione produttori del Canelli DOCG. 

Rilevante l’osservazione di Carbone “È il turismo, divenuto sostenibile, che si adegua al paesaggio culturale ed umano e non viceversa. Parole quali ruralità ed enogastronomia oggi hanno una valenza nuova, in un paesaggio che sta acquistando un grande livello sensoriale. Per ridare competitività alle nostre imprese, bisogna perciò narrare il territorio ed è ciò che fa questo progetto.”.

A conclusione, la serata teatrale ‘Memorie in scena. Storie e voci del territorio’, con gli attori e storymovers del Teatro degli Acerbi e le incursioni musicali folk di Simona Colonna, Ricky Avataneo e Mauro Carrero.

Nell’estate prenderà invece il via ‘Storymoving Festival: Le Cascine e i Castelli’. Sei appuntamenti di teatro itinerante site specific del Teatro degli Acerbi e narrazioni meditative con Gabriele Vacis, in cascine storiche e castelli normalmente chiusi al pubblico e dieci  appuntamenti del nuovo spettacolo della compagnia ‘Trilogia degli spaesati, racconti epici di gente semplice’, nei comuni partners del progetto.

Fassio, durante la nostra intervista, ha spiegato “Il progetto è nato nel febbraio dello scorso anno, in pieno lockdown, quando alcuni produttori vitivinicoli ci hanno chiesto di organizzare tour in cantina e nei vigneti, a fini promozionali, poiché loro avevano molte storie da raccontare ma poco tempo per farlo. Noi abbiamo poi trasformato una semplice narrazione per i privati nel nostro progetto, cogliendo questa esigenza del territorio come opportunità. È nato così il mestiere dello storymover, un narratore di comunità e del territorio, che accompagna il pubblico in tour narrati attraverso un copione. Successivamente, grazie ai diversi sostegni economici, hanno poi preso il via tutte le fasi del progetto.”. Prosegue “Il nostro obiettivo risponde all’esigenza di preservare memoria, tradizioni e paesaggio umano, poiché il territorio ha esigenza di essere narrato. Per questo, stiamo facendo sia un lavoro di comunicazione al pubblico, sia formazione ai ragazzi che desiderano diventare storymovers.”. Conclude sottolineando “C’è una grande necessità di ‘tramaturgie’, ovvero l’esigenza di costruire trame che riescano ad intessere la narrazione di questo territorio, attraverso un progetto ben studiato. Noi cerchiamo di essere un aiuto in questo senso.”.

L’essenza e lo spirito del prezioso progetto di custodia della memoria sta, a mio avviso, in queste parole:

“Il nostro è un paesaggio di lavoro, che narra del rapporto tra il territorio ed i suoi abitanti. La vendemmia, per la nostra gente, è rumore e profumo e nel bicchiere di vino c’è il tempo di un anno…” (Laurana Lajolo)

Stefania Castino