Nessun ritiro dell’ordinanza sulla misurazione della temperatura a scuola: lo ha dichiarato il presidente della Regione in un’intervista pubblicata ieri.

Al ministro dell’Istruzione, che lo ha invitato a ripensarci sostenendo che così crea problemi alle famiglie obbligandole tutte le mattine a scrivere sul diario, ha risposto che un’autocertificazione non è un problema per nessuno e che lui scrive e firma tutti i giorni sul diario della figlia la presenza o meno alla mensa, che non è esagerato chiedere alla scuola di controllare quanto certificato dalle famiglie e nel caso manchi la certificazione di provvedere alla misurazione prima dell’inizio dell’attività didattica. Questa convinzione deriva dalla considerazione che ci si sta muovendo a tutela degli studenti e degli anziani, questi ultimi la categoria più fragile, quella che rischia di pagare eventuali contagi con la vita, e che va tutelata con ogni mezzo.

Il presidente ha anche espresso massima fiducia nelle famiglie, certo che faranno la loro parte, ma ne basta una che non la fa per attivare una catena che potrebbe essere mortale, e negli operatori scolastici, che in questi mesi hanno fatto tutto quello che non ha fatto lo Stato e si sono rivelati più tempestivi ed efficaci di chi governa a livello politico.

Se il Governo, al quale rimprovera mancanza di coerenza e una tempistica all’insegna di un ritardo inaccettabile, impugnerà l’ordinanza, il presidente ha annunciato che la Regione si difenderà con ogni mezzo, in quanto nessuno lo convincerà mai che sta sbagliando. Anzi, molte scuole invitano ad andare avanti, medici e pediatri approvano questa linea.

Carte in regola per il Piemonte

La Regione Piemonte è pronta ad affrontare l’apertura delle scuole convinta di aver fatto tutto il possibile per quanto riguarda le materie di propria competenza.

La conferma è arrivata nel corso di una conferenza stampa tenuta l’11 settembre dal presidente, dal vicepresidente e dagli assessori all’Istruzione, alla Sanità e alla Ricerca Covid-19, alla quale erano presenti anche i vertici dell’Unità di Crisi e il coordinatore della task force sanitaria Fase2.

Il presidente ha definito quello di lunedì il vero test per la ripartenza, che va superato tutti insieme. Ha quindi sostenuto che sono stati messi a punto tutti gli atti necessari, come l’aumento dal 50% all’80% della capacità di carico dei mezzi del trasporto pubblico locale grazie al costante confronto delle Regioni con il Governo per ottenere una soluzione che garantisce sicurezza e possibilità di spostamento, l’attivazione di 29 hot spot scolastici su tutto il territorio ai quali si possono portare i bambini con sintomi di contagio, fare il tampone e avere il risultato in poche ore, l’attivazione del nuovo Dipartimento per le emergenze e le malattie infettive, la rimodulazione dell’Unità di Crisi.

Si è poi detto dispiaciuto che il ministro dell’Istruzione abbia auspicato che il Governo impugni l’ordinanza di mercoledì, in quanto le Regioni hanno lavorato nelle ultime settimane per misurare la temperatura degli alunni a scuola. Ma lo Stato ha deciso di lasciare questa incombenza solo alle famiglie, mentre ha ordinato a uffici e fabbriche di farlo, senza considerare che bambini e ragazzi possono trasmettere il virus ai nonni. In Piemonte si è detto che non è sufficiente, che la misurazione a casa senza un efficace controllo a scuola non va bene, l’Usr ha risposto che la Regione non si fida delle famiglie. Nessuno ha tenuto conto delle famiglie negazioniste, che hanno già detto che la febbre ai loro figli non la misureranno perché il Covid non esiste. Quindi, si è chiesto il presidente, se si revoca l’ordinanza e un bambino entra a scuola dicendo che famiglia si è dimenticata di prendere la febbre, cosa si fa?

Il presidente ha infine annunciato che la Regione è disposta ad aiutare le scuole ad approvvigionarsi di mascherine da consegnare ogni giorno agli alunni se lo Stato avrà difficoltà per la fornitura, perché non si può lasciare gli istituti senza questi dispositivi per neanche un giorno, ed ha sottolineato che la Regione ha approvato apposite linee guida sui comportamenti da tenere a scuola che portano la firma dei medici e dei pediatri.

L’assessore all’Istruzione ha dichiarato che la didattica a distanza deve essere uno strumento di emergenza, poiché le attività scolastiche devono essere svolte in presenza.

L’assessore alla Sanità ha rilevato come la situazione epidemiologica sia al momento sotto controllo. Quest’estate il Piemonte è sempre stato nella fascia di rischio basso, la settimana scorsa il rischio è diventato moderato, ma ora è tornato basso. Sul New York Times di oggi è pubblicato un articolo che colloca il Piemonte tra le Regioni più virtuose in Italia per minor numero di contagi negli ultimi sette giorni. Accanto alla scuola, l’impegno della Sanità si concentra in questi giorni anche sui fronti delle vaccinazioni antinfluenzali (il via è previsto nella prima metà di ottobre) e su quello della garanzia sanitaria ai seggi del referendum del 20 e 21 settembre.

Le indicazioni per il rientro

Il messaggio dell’assessore regionale all’Istruzione

Quello che inizia, così come quello che si è concluso formalmente a giugno, sarà uno degli anni scolastici più delicati e particolari dal Dopoguerra. Il Coronavirus ci ha costretti a mesi di sacrifici, ha privato tutti noi di quella normalità di vita che davamo per scontata.

Non ci siamo mai arresi, ci siamo ripromessi, fin dal primo giorno, che avremmo dovuto reagire, combattere per riconquistare ciò che ci era stato tolto. E in questo senso non posso nascondere la grande soddisfazione per la riapertura delle scuole, che abbiamo fortemente sostenuto fin dal principio, lavorando senza sosta perché questo giorno tanto atteso potesse finalmente arrivare.

Ed eccoci qui, finalmente, ad aprire i portoni dei nostri istituti con tutti gli accorgimenti per garantire il massimo della sicurezza e della tranquillità. Per tutti.

Da oggi si guardi avanti e si riporti al centro la la scuola. Come ben scriveva il filosofo danese Soren Kierkegaard «la vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti». Ed è proprio sul futuro che, ora, abbiamo il dovere di guardare con fiducia, vigile serenità, sicurezza e determinazione.

Non dobbiamo però commettere l’errore di concentrarci soltanto sul virus. Perché la vera sfida, oggi, con tutte le precauzioni garantite, deve essere quella di preoccuparci soprattutto del futuro dei nostri bambini e ragazzi. Sostenendo la qualità della didattica, rimettendo davvero la scuola e la qualità della stessa al centro dell’attenzione, consapevoli che è proprio tra le mura dei nostri Istituti che si creano le basi, le radici, per formare le generazioni future. Radici che non possono attecchire e crescere solamente di fronte a uno schermo, nonostante le possibilità offerte dalla didattica a distanza favorite dai progressi della tecnologia.

Per crescere, per imparare, occorre frequentare le scuole, respirare l’aria delle aule, ascoltare in presenza le lezioni insieme ai propri compagni, vivere ogni giorno il confronto con gli insegnanti e i professori. Nei quali si ripone tutta la mia fiducia, in quanto determinanti per trasmettere sapere, dare l’esempio, insegnare un metodo di studio e di lavoro che accompagnerà i loro allievi per tutta la vita.

Riapriamo quindi le scuole facendoci trovare pronti, attenti, consapevoli di un rischio che non potrà, al momento, essere «zero», ma che non deve angosciarci nè prevalere sull’attenzione alla qualità dello studio dei nostri ragazzi.

Da qui il mio augurio di inizio anno, rivolto ai ragazzi, alle loro famiglie, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici e a tutto il personale che opera negli Istituti è più che mai sentito: che sia scuola in aula, di crescita e di entusiasmo.