“È il mio primo romanzo”, ha rilevato Franca Garesio Pellissero, presentando il suo libro La straordinaria vita di Maria Luigia (ed. Araba Fenice) nella scuola che, una volta, è stata la sua. Franca, infatti, è stata per anni una delle professoresse più note del Liceo ed è anche per questo che ha esordito sottolineando il suo essere, per la prima volta, “al di qua della cattedra”, esortando gli studenti presenti a “interrogarla” su contenuti e temi del suo libro.
Ne è scaturito una piacevole ma serrato dialogo sui personaggi del libro e la loro profonda connessione con i fatti storici decisivi per la storia italiana, approcciando con movimenti delicati del pensiero quel groviglio storico, culturale e sociale che, ancora oggi, è la Resistenza. È esattamente questo l’intento che anima quest’opera (la prima narrativa, dopo alcuni saggi), ha rilevato la prof scrittrice: “è un romanzo storico, ma lieve, perché ho cercato soprattutto di rendere l’aspetto umano del mio mondo, anche nei periodi più difficili della guerra”: quelli successivi all’8 settembre 1943, legati alla lotta intestina del nostro paese.
Nel romanzo, è complesso ricostruire i confini di costume, storia, rigore, impegno e fantasia, che si impastano nella piccola cronaca delle campagne di una volta (la scena si svolge tra Cinaglio e Asti, con sconfinamenti esotici legati al conflitto, ma potrebbe benissimo essere ovunque), trafitta dalla tragedia della dittatura e della guerra, della povertà e delle disparità sociali, con i cascami oscuri degli ultimi mesi prima della Liberazione.
La stessa impresa esistenziale della protagonista si modella sulla vicenda reale di una ragazza di Cinaglio dei tempi che furono, con la notevole biografia (lei fu adottata “non per umanità, non per fare del bene, perché tornava comodo” e poi fuggitiva) che la scrittrice innerva di fantasia e nobilita, facendole vincere il laborioso e anonimo vivere di provincia, arricchendone in maniera speculare “fama e sventura”.
Da un accostamento con i Promessi Sposi, rilevato da un ragazzo, ai prodromi di un inconsapevole Bildungroman, si legge tra le righe la crescita di una ragazza di paese (“emarginata, ma che ha avuto lo sprint per riscattarsi”) e l’invito dell’educatrice e della professoressa a “resistere, farsi forza” come Maria Luigia, e “rimanere coerenti”, sempre.