Guardare alle soluzioni senza ancorarsi  – e fossilizzarsi – ai problemi: è l’approccio alla base del giornalismo costruttivo che nasce dall’esigenza di promuovere un’informazione oggettiva, accurata, neutra e il più possibile aderente alla realtà, lontana da retoriche di narrazione di problematicità per attirare audience. Se ne parlerà all’Università di Asti martedì 9 novembre in occasione del corso di formazione per giornalisti (valido per l’aggiornamento della professione) dalle 9 alle 13 con due rappresentanti dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, il presidente Silvio Malvolti e Martina Fragale. Per anticipare alcune tematiche del corso, Silvio Malvolti spiega gli obiettivi e i paradigmi della linea editoriale costruttiva.

Come nasce il giornalismo costruttivo e in cosa si differenzia dal giornalismo “tradizionale”? 

“Il giornalismo costruttivo nasce nei Paesi nord europei intorno al 2009, anno in cui viene definito a livello accademico. Il modello costruttivo è un modo diverso e possibile di proporre del buon giornalismo: la differenza con il giornalismo tradizionale è che non si vogliono lasciare i lettori appesi alla narrazione del problema ma li si motiva a indagare sulle soluzioni in atto a quel problema”.

Come mai il termine “costruttivo”? 

“Nasce dall’idea che il giornalismo è uno strumento per costruire – da qui, il termine costruttivo – un’opinione pubblica sana, democratica, quanto più aderente alla realtà. Il giornalismo di oggi, soprattutto quello italiano, non aiuta in questo processo: è un giornalismo ansiogeno, che blocca e il risultato è rendere così i lettori impotenti e apatici. Si utilizza anche il termine “Giornalismo delle soluzioni”, per sottolineare come si intende mettere i lettori nelle condizioni di andare al cuore delle soluzioni dei problemi”. 

Il giornalismo di oggi quindi non seguirebbe questi criteri?

“In tutto il mondo il giornalismo è distorto da altre necessità: prima di tutto fare ascolti, vendere copie, avere audience, essere i più veloci a dare la notizia anche se non accurata. Queste distorsioni alterano il contenuto perché nelle società dei mass media si pensa al fatturato”. 

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 5 novembre 2021

Federica Bassignana