Parla anche un po’ astigiano la nuova edizione del Torino Film Festival. E’ notizia di poche ore fa, infatti, che il cortometraggio Mr. Doyle dei nostrani Alessio Mattia e Paolo Gonella, sarà presentato in concorso alla manifestazione cinematografica, nella sezione “Spazio Torino”. Un lavoro realizzato fra il 2010 e il 2011 dall’associazione Officine Kaplan, di cui i due registi sono fra i fondatori, con la partecipazione di Francesca Goria, Paolo Amerio e dell’attore americano Anthony Sisco. Una storia cupa al limite del noir, la fuga notturna di un assassino e del suo misterioso compagno di viaggio. Il corto, della durata di 5 minuti, verrà presentato la sera del 2 dicembre nel cinema multisala Reposi, di via XX settembre, a Torino, e replicato il giorno successivo, poco prima della cerimonia di premiazioni del festival. Un festival importante, giunto alla sua ventinovesima edizione che quest’anno verrà aperto da L’arte di vincere (Moneyball), secondo film di Bennett Miller, che vede fra i protagonisti grandi nomi come Brad Pitt, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman. Durante il Festival ci sarà anche una retrospettiva dedicata a Robert Altman, famoso e quotato regista americano.
Parliamo di questa avventura internazionale con i due registi Alessio Mattia e Paolo Gonella.
Alessio, che cosa vuol dire per uno sceneggiatore e regista emergente presentare una propria opera in un contesto così prestigioso come il Torino Film Festival?
Questa manifestazione è una delle più importanti in ambito europeo quindi offre una visibilità incredibile ed è una buona opportunità per farsi conoscere in questo ambiente. Arrivare in finale significa inoltre aver superato selezioni serrate, “scontrandosi” con decine di altri corti. Quindi senza dubbio è una gratificazione e un segnale che ci stiamo muovendo nella giusta direzione.
Mr. Doyle è connubio fra giovani artisti italiani e un attore emergente del cinema americano. Paolo, come è stato lavorare insieme? Vi siete scambiati idee, suggerimenti?
Lavorare con Sisco è stato fantastico perché è un attore che unisce una disponibilità commovente ad un grande talento. Personalmente è stato fantastico lavorare con lui perché la sceneggiatura era solo una bozza con le coordinate generali, un confine entro il quale muoversi: durante le riprese non sapevi mai perfettamente cosa sarebbe accaduto e questo crea le condizioni in cui attore e filmaker riescono a mantenersi in una condizione di scambio e ispirazione continuo.
Come è nata l’idea di questo corto?
Mr. Doyle è il secondo corto girato con protagonista Sisco. Volevamo creare un cortometraggio breve, visivamente forte, che si contrapponesse al nostro lavoro precedente (Chord), un film di 15 minuti, con tre scene, scandito dal ritmo calmo e concentrato sul particolare periodo che vive il protagonista. Mr. Doyle è invece il racconto convulso di una particolare vicenda. Non c’è stata un’idea complessiva iniziale, come input per iniziare a scrivere. Avevo, piuttosto, in mente un preciso particolare, il fulcro da cui sono partito. Un elemento, una specifica scena, su cui ho costruito l’intero soggetto. La sceneggiatura è stata un divenire, partendo dalla mia intenzione di scrivere una storia cruda. Nulla è stabilito a priori, addirittura il monologo del protagonista credo proprio di averlo sognato e trascritto la mattina dopo, fedelmente.
Quali risorse umane ed economiche sono entrate in campo per realizzare questo progetto?
Come troupe abbiamo usato la nostra classica squadra con la quale avevamo già girato numerosi altri lavori. Per Mr. Doyle, però, si è aggiunto un importante elemento del puzzle, Mattia Malandrone specialista in make up che ha contribuito a costruire la scena madre del film (ha creato il trucco per l’omicidio). Per quanto riguarda le risorse economiche il corto è stato girato quasi a budget zero, anzi ridiamo ancora adesso con Anthony (Sisco ndr) per il fatto che sia stato pagato con cibo  e vino.