Visione, trasparenza, progettazione concreta: queste le parole chiave per Beppe Rovera. Appoggiato dalla lista “Ambiente Asti”, espressione dalla società civile con matrice ambientalista, Rovera ha le idee chiare. Quale sarà la sua prima azione da sindaco se verrà eletto? “Sarà crearmi una visione complessiva della città, consultando innanzi tutto i cittadini. Mi piacerebbe partire dalla convocazione degli Stati generali della città di Asti per stabilire priorità e poter gestire in modo consapevole il Bilancio. Vorrei mettere in atto una serie di interventi decisivi, capaci di risolvere situazioni stanziali”. Quali sono i punti centrali del suo programma? “L’ambiente, la cultura, la riqualificazione, lo sviluppo. Lo stesso Macron nel suo primo discorso ha parlato di transizione ecologica, perché l’ambiente e l’ecologia sono temi da cui non si può prescindere. Nella mia visione, l’Università dovrà diventare epicentro della formazione. Abbiamo un’area paleontologica, Valleandona, di livello mondiale: perché non portare ad Asti facoltà come Scienze Naturali, perché non riqualificare l’ex ospedale trasformandolo in campus universitario. E’ necessario mettere mano al piano regolatore fermo al Duemila, ridisegnando la mobilità, creando aree pedonali, piste ciclabili, parcheggi a corona, collegamenti con le frazioni e le periferie, prevedendo nuovi utilizzi per i contenitori vuoti. Bisogna agevolare lo sviluppo e favorire l’inserimento di nuove aziende e industrie: Asti è baricentro del triangolo Torino-Milano-Genova e può diventare importante punto di snodo per la logistica o l’alta tecnologia. Tra i temi più cari ai cittadini, il lavoro e la sicurezza. La sicurezza è un problema nazionale; alcuni però hanno interesse a dipingere Asti peggio di quello che è. La criminalità è figlia del disagio, la sicurezza lo è della buona qualità della vita. I delinquenti rifuggono il bello: lavorare sull’illuminazione, sulla riqualificazione di aree degradate, creare eventi che portino la gente a uscire di casa, può contribuire a migliorare la situazione. Chiederemo un maggior coordinamento tra le forze dell’ordine che già lavorano alacremente, prevedendo un  rinforzo dell’organico e nuove installazioni di telecamere. Rispetto al lavoro, vogliamo attrarre aziende, agevolare la nascita di imprese, riportare nel centro attività commerciali e artigianali attraverso, ad esempio, affitti calmierati”. Lei arriva dal mondo della comunicazione: cosa serve alla città per migliorare il suo “appeal”? “Asti ha molti brand: è la città del vino, del Palio, di Alfieri. E’ necessario innanzitutto avere un’idea chiara: Asti deve diventare il capoluogo di un paesaggio variegato e attrattivo, cuore del Monferrato, per rilanciare il commercio, il turismo, i servizi. Passepartout, Asti Teatro, Asti Musica, la Douja, le Sagre, il Palio: tutte manifestazioni eccellenti, che necessitano però di un coordinamento comune se si vuole fare il giusto salto”. L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 2 giugno 2017. Laura Avidano