E’ ancora caccia al rapinatore seriale che giovedì scorso, mentre usufruiva di un permesso per la risocializzazione, ha fatto perdere le sue tracce. Max Leitner, 52 anni, altoatesino, era detenuto nel carcere di Quarto, ma da qualche mese aveva la possibilità di uscire dal penitenziario, per recarsi nella canonica di don Giuseppe Bussolino. Un percorso iniziato da tempo e che avrebbe dovuto significare un futuro reinserimento nella società. Invece l’evaso ha approfittato della buona fede del sacerdote, facendosi accompagnare in auto fino a Bressanone, dove vivono alcuni suoi familiari, per poi svanire nel nulla. Ne parliamo proprio con don Bussolino.
Come si sente?
Ho sbagliato, è vero. Ho sbagliato a superare ingenuamente i limiti, ma non sono stato il solo a commettere degli errori in questa vicenda. Sono stato lasciato solo, mai un controllo, mai una verifica e ora mi trovo invischiato in un vero e proprio polverone.
Cosa ha fatto quando ha capito che Leitner non sarebbe tornato?
Subito mi sono messo a cercarlo nei paraggi, poi mi sono rivolto a suo fratello e assieme abbiamo ispezionato la zona. Credevo che fosse andato a trovare degli amici o dei parenti, ma a tarda sera ho capito che probabilmente non sarebbe tornato. Così sono rientrato a casa e la mattina ho denunciato tutto ai carabinieri.
Da quanto tempo cercava di aiutare Leitner?
Da anni conoscevo Leitner ma da soli sei mesi passavo con lui i suoi permessi premio. Inizialmente solo qualche ora, fino ad arrivare ai quattro giorni dell’ultima volta. Il nostro percorso è stato affiancato anche da un lavoro fatto con le associazioni che si occupano dei denuti e c’è chi, nel corso di questi mesi, mi ha rassicurato su Max. Mi avevano accertato che stava per saldare il suo debito con la giustizia, dopo 20 anni di carcere, e mi sono fidato. Nessuno però ha mai verificato come andassero questi permessi, nessuno ha mai controllato che tutto andasse come doveva andare.