Nel giro dei trasferimenti dei parroci all’interno della diocesi di Asti, il caso di don Carlo Rampone fa storia a sé. Don Carlo infatti resta parroco di Villanova, dove è arrivato nel settembre 2018, ma è stato nominato parroco anche di San Paolo Solbrito e Dusino San Michele dal vescovo Marco Prastaro.

“Il vescovo Marco aveva preventivato da tempo questa soluzione per il Pianalto – commenta don Carlo -; a me e don Luigino Trinchero aveva detto che saremmo stati uno di qua e uno di là dalla Statale. Non conoscevamo il dettaglio di questa divisione, ma ci aspettavamo una soluzione di questo tipo”.

Dunque don Luigino non ha dovuto fare passaggi di consegne particolari…

“Condividiamo la mensa: in questi anni, conoscendo l’orientamento del vescovo, ci siamo sempre confrontati e abbiamo avviato una collaborazione soprattutto sulla catechesi e sulla carità. Abbiamo ragionato su un concetto di macrocomunità e sull’opportunità di collaborare anche con i diaconi, di cui il Pianalto è ricco.  La Caritas è già ormai un unicum su Villanova, San Paolo Solbrito e Dusino San Michele. Così come la formazione dei catechisti, i percorsi degli animatori degli oratori”.

Le linee pastorali insomma erano comuni ma adesso è arrivata l’ufficialità.

“Con la formalizzazione dell’incarico proseguiamo in questo cammino comune. Non voglio chiudere nulla, ma punterò a una responsabilizzazione dei battezzati, della comunità laica. Ricordo che è la comunità il soggetto della Pastorale. Il sacerdote è colui che celebra la Parola di Dio e amministra i Sacramenti. Voglio fare in modo che si esca da una frammentazione e una settorializzazione divisiva: ognuno, in base ai suoi talenti, ci potrà dare una mano per passare da una Chiesa di servizi a un concetto di comunità soggetto attivo della Pastorale. Dicendo questo non invento niente di nuovo, questo si legge negli Atti degli Apostoli. E questa è la frontiera dell’oggi e del domani”.

Nella sua voce c’è positività: non è preoccupato dalle reazioni della comunità di San Paolo Solbrito?

“Capisco perché a San Paolo, come in tutti comuni che si ritrovano senza un parroco residente, siano spiazzati. Non possiamo nasconderlo: il venir meno di una presenza costante può agitare una comunità. Si passa da momenti in cui c’erano fino a 10 preti attivi sul Pianalto a questo frangenete in cui ce ne saranno tre, considerando anche don Beppe a Isolabella. Ma c’è un lato positivo, che invita la comunità cristiana ad attivarsi.  Sto già incontrando diverse persone: ci sarà un bello spazio per la vocazione diaconale. Si sta riflettendo con il vescovo proprio su questo punto: una comunità diaconale a cui affidare una parte della Pastorale, come quella dellla malattia, quella del lutto, in modo che non manchi mai un conforto e che alcune povertà possano risvegliare paradossalmente delle ricchezze”

Marianna Natale

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 22 luglio 2022