Trentacinque anni, sei di sacerdozio, da cinque nelle parrocchie di Rocchetta e Cerro Tanaro. La notizia dello spostamento di don Emanuele Baviera a Montechiaro ha scatenato un piccolo terremoto, con tanto di raccolta firme tra la cittadinanza e incontro chiarificatore in Vescovado.

Don Emanuele, che tipo di parrocchie ha trovato nel 2017 a Cerro e Rocchetta Tanaro?

“Erano situazioni un po’ particolari. C’erano stati degli spostamenti negli anni precedenti, dopo la malattia e la scomparsa di don Giuseppe Bologna. La comunità aveva perso attaccamento e fiducia”.

Come si è inserito in questa situazione?

“Arrivavo da Rocca d’Arazzo e mi sono inserito grazie ai bambini e ai giovani. Partendo dalla catechesi, le attività del centro estivo, la montagna, il viaggio invernale per il dopocresima, la pizza del venerdì sera con i ragazzi. Attraverso queste iniziative sono arrivato alle famiglie e ho trovato dei collaboratori. Adesso la chiesa è sempre piena, la domenica abbiamo circa 15 bambini che fanno i chierichetti e in queste comunità c’è un affetto reale, palpabile”.

Qual è oggi l’atteggiamento dei parrocchiani?

“Mi sento realmente ben voluto. Certo, l’inizio non è stato semplice, ma una volta che li si capisce non si può non amare questi paesi, e loro ricambiano. Adesso c’è una grandissima collaborazione, anche con le amministrazioni, si fa un lavoro di équipe, ci si aiuta a vicenda”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 8 luglio 2022

 Marianna Natale