La dottoressa Luisa Ferrari, medico di professione ma scrittrice di gialli per passione, ci racconta la nuova avventura del Commissario Baldanzi intitolata “ I delitti dei sette giusti” (Fratelli Frilli Editori).

Il racconto non poteva che partire dal paese adottivo di Ferrari, Rocca d’Arazzo, per giungere fino alle alture abruzzesi di Calascio.

Ma ci facciamo raccontare direttamente dall’autrice questo nuovo mistero che ancora una volta è destinato a sconvolgere l’istituto di Anatomia Patologica di Torino.

Il Commissario Baldanzi non si è fatto attendere: è arrivata una nuova puntata.

“Una nuova puntata che si apre con una morte ammantata di mistero tra le mura dell’istituto di Anatomia Patologica di Torino mentre un antico nemico, che sembra tornare nientemeno che dall’aldilà, conduce il commissario Baldanzi a vedere se quella dei “non morti” sia davvero solo una leggenda tra le amene colline di Rocca D’Arazzo, grazioso borgo astigiano. E direi che già cominciamo bene. Aggiungiamoci poi un altro ritorno dal passato, stavolta in rosa, che aleggia attorno al rigore dei Sette Giusti di Calascio e il mondo quasi irreale ma assolutamente storico dei pietrificatori, scienziati che sapevano rendere i corpi umani statue o tavolini e completiamo il tutto con gli immancabili gatti, cuori infranti e amori appassionati nella consueta cornice dei molti riferimenti assolutamente voluti e citati. Tra tutto non manca la varietà e credo che non ci si possa certo annoiare in questa storia che trascina il povero Baldanzi sempre più lontano dal suo amato divano. E forse, cercando di decifrare indizi sconclusionati di un mistero arruffato più grande di lui, avrà finalmente l’occasione di far chiarezza nei suoi sentimenti incoerenti per la povera e sincera Ornella che ha avuto la sventura di innamorarsi del commissario meno commissario che ci sia”.

La nuova avventura parte da Rocca d’Arazzo ma arriva fino in Abruzzo alla Rocca di Calascio.

“Di Rocca in Rocca, insomma. Dalle colline astigiane all’Abruzzo, terre entrambe dalla schiettezza genuina e dai paesaggi incantevoli, oltre che dall’ottima cucina e dal vino eccellente, Baldanzi è trascinato a Rocca D’Arazzo dall’anatomopatologa rocchese Giulietta Ottolenghi, che lo coinvolge in una ricerca a dir poco azzardata presso la chiesetta dei Santi Stefano e Libera, che domina dall’alto il paese. Da lì a partire per Calascio il passo è, purtroppo per lui, breve, mentre il mistero pare infittirsi sempre più e toccarlo sempre più da vicino. Calascio, borgo della provincia aquilana, è famoso per la sua Rocca che si staglia nel cielo e domina invece vaste valli, un posto davvero da fiaba. E proprio a Rocca Calascio i tanti misteri troveranno soluzione e il costo sarà altissimo”.

Da dove viene l’ispirazione per questo racconto?

“Difficile a dirsi, è cresciuta pagina dopo pagina quasi da sola. Avevo in mente solo quella sensazione di irrealtà che si prova quando lo sguardo domina dall’alto le valli e la Rocca di Calascio si staglia verso il cielo, il resto è venuto da solo. Ma c’è pure il piccolo e delizioso paesino aquilano di Filetto, con la sua chiesa nascosta tra i boschi. I personaggi sono in parte vecchie conoscenze già presenti nei romanzi precedenti, in particolare “La villa dei cadaveri”, che per certi versi ne è il “prequel”, anche se si tratta in tutti i casi di storie autoconclusive. Come sempre l’ispirazione viene da luoghi reali, in questa storia apparentemente illogica che si dipana tra Piemonte e Abruzzo, luoghi dalla bellezza sconcertante e una certa malinconia di fondo che induce alla riflessione”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 21 aprile 2022

Massimo Allario