Un personaggio classico, attualizzato e rivisitato dal giovane napoletano Ruggero Cappuccio: il Don Chisciotte che andrà in scena in prima nazionale domenica 27 giugno alle 20,30 al Centro Giraudi di Asti sarà uno dei momenti più interessanti di questa trentaduesima edizione di Asti Teatro.
Questa settimana, per la rubrica “Tre domande a…”, abbiamo partecipato a una conversazione organizzata dall’ufficio stampa del festival Alexander Macinante insieme alla regista e ai due interpreti dello spettacolo.
Come avete scelto questo testo?
“Sentivamo la necessità interiore – spiega la regista Nadia Baldi di Teatro Segreto – di mettere in scena un testo di fantasia e creatività ponendo l’accento sui concetti di solitudine, incomunicabilità, malattia, dando voce al basso, a chi, anche in un’epoca di eccessiva comunicazione, fatica a essere ascoltato. E poi era da tempo che sognavo di mettere insieme Roberto Herlitzka e Lello Arena”.
Cosa rappresenta il Don Chisciotte?
“Don Chisciotte non è soltanto un personaggio letterario: è un luogo dell’anima. Ti sembra di conoscerlo anche se non hai letto il libro”: il torinese Roberto Herlitzka non ha dubbi: aveva urgenza di vestire i panni di “un matto che crede di essere Don Chisciotte, che poi è il destino di ogni attore: quello di credersi qualcun altro”.
Una coppia attoriale che, nel ruolo di Don Chisciotte e del suo scudiero, sembra davvero perfetta.
“Sono vent’anni – dice Lello Arena – che mi sembra di interpretare Sancho Panza. Me lo porto dietro anche negli altri lavori. E’ un personaggio semplice: non è autonomo. Segue il suo cavaliere e gli crede. In fondo però non fa nulla: deve solo credere ad un visionario. Del resto quello del Don Chisciotte è un testo visionario, con un tema attuale, e non è un caso che nel festival di Asti ce ne siano ben due versioni”.
L’altra messa in scena è quella di Mariano Rigillo, che ha aperto ieri sera il festival Asti Teatro in piazza San Secondo.