Nella redazione del dossier di candidatura di Asti a Capitale italiana della cultura, la nostra città si affida alla professionalità di Roberto Daneo, che affianca il gruppo di lavoro del Comune. 

Astigiano, Laureato in Economia Politica all’Università Bocconi, 56 anni, Roberto Daneo ha conseguito il Master in “Management Publique” presso l’Université Libre de Bruxelles. Nel suo percorso professionale, ha sviluppato un’esperienza specifica nella candidatura e organizzazione di grandi eventi e nello sviluppo di progetti turistici e culturali di valorizzazione del territorio. 

Tra i suoi numerosi incarichi, ricordiamo il coordinamento del dossier per la candidatura di Milano-Cortina ai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali 2026, di cui si sta occupando attualmente. 

È socio di WePlan, “consulting boutique” che offre servizi di pianificazione strategica rivolti a soggetti privati e strutture pubbliche, e ha un incarico di docenza presso l’Università Bocconi, nel Master in Management del Turismo. 

A Roberto Daneo è stato conferito due settimane fa l’Ordine di San Secondo 2020: a causa delle restrizioni covid di questi ultimi anni la cerimonia di consegna si è svolta lo scorso 30 aprile

Roberto Daneo, com’è giunta questa proposta di collaborazione? 

“Sono stato contattato direttamente dalla struttura del Comune, dal gruppo di lavoro che fa capo a Beppe Amico, Angelo Demarchis e a tutta una serie di persone che fanno parte dell’Ufficio Manifestazioni. Ho colto ovviamente l’occasione. Mi sono messo a disposizione in modo molto naturale”. 

Una scelta che lei ha deciso di fare “pro bono” e che le fa un grande onore.

“Io mi sono sempre dato una regola di vita e anche come società Weplan che ho fondato con il mio socio di Agrigento, noi facciamo ogni anno un progetto “pro bono” che fa parte di un nostro programma che si chiama Wecare, letteralmente “noi ci prendiamo cura”, e quindi ogni anno scegliamo una città che riteniamo meritevole per varie ragioni. Siamo partiti da Lampedusa che avevamo candidato ai Mondiali giovanili di vela.L’abbiamo fatto ad esempio in Piemonte anche con Casale Monferrato che avevamo supportato nella costruzione di un progetto di promozione durante l’Expo di Milano. In più io mi sono dato una regola di vita nel posto dove abito, sia ad Asti sia per esempio ad Alassio, luogo consueto delle mie vacanze: se faccio qualcosa, lo faccio “pro bono”. È restituire un po’ alla comunità quello che la comunità ti ha dato. Sono nato e cresciuto qui, ho studiato qui e continuo ad abitare ad Asti nonostante siano frequenti le trasferte di lavoro. Mi sembra giusto così”.

Cosa rappresenta per la città di Asti candidarsi al Bando Capitale Italiana della Cultura per il 2025? 

“Rappresenta sicuramente un’opportunità. Dobbiamo essere cauti, prudenti, perché sappiamo che le città che si candidano sono numerose. Di solito sono più di 40 città che inviano la manifestazione di interesse, poi probabilmente una prima scrematura avviene già nel momento in cui bisogna poi consegnare il dossier, alla fine restano tra le 20 e le 30 città candidate; quindi, la percentuale statistica di possibilità di vittoria si abbassa tragicamente rispetto ad altri eventi molto più roboanti come Expo o Giochi Olimpici dove alla fine ci sono due, tre, quattro candidati, cinque al massimo. Fatta questa premessa, secondo me il percorso verso la candidatura ha segnato qualcosa. Il gruppo di lavoro che il Comune ha messo in piedi è molto motivato, professionale e strutturato dal punto di vista della governance. La candidatura è uno scatto di ambizione e di orgoglio che a me ha fatto molto piacere ritrovare nella mia città. Non più adagiata sui suoi punti tradizionali di forza, ma che si mette in gioco per cambiare, con coraggio”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 20 maggio 2022

Alessia Conti