È vero che la mafia teme di più la scuola della giustizia? Questa è la domanda che, questa mattina, la scuola astigiana, massicciamente presente al Pala San Quirico, ha rivolto a Don Luigi Ciotti, ospite della Fondazione Goria. Ne è scaturita un’orazione fluviale e accorata, con la voce di Don Ciotti, “adulto innamorato dei giovani”, che, rauca, ha raschiato le coscenze del migliaio di ragazzi presenti, salutati dal sacerdote come “persone che si guardano in faccia e sentono prepotente la voglia di conoscere, per diventare persone più responsabili”, perchè il peccato più grave di questi tempi, “è il sapere, la mancanza di profondità, c’è troppo sapere di seconda mano e per sentito dire; perchè Siamo chiamati a distinguere per non confondere”. A una domanda di Carlo Cerrato, padrone di casa, sul recente incontro avuto con Papa Francesco, la risposta è fulminea, un endorsement appassionato e commovente: “l’ho pensato subito padre, ma ho trovato un fratello, che non cala nulla dall’alto, in lui trovi il lavoro di una Chiesa, che usa parole misurate e coraggiose”. Si sono scoperti ricordare un incontro a Portacomaro, prima di tutti e prima di tutto, eppure, lo spirito è indomito. “Papa Francesco non fa altro dire il Vangelo, quello che un cristiano dovrebbe fare sempre, lui lo vive e lo vuole testimoniare con dei segni concreti”. Per entrambi la chiesa è quella conciliare, “povera, essenziale e profetica”. “Io sono un piccolo testimone”, dice. La Politica deve essere servizio per il bene comune, perchè “ci sono persone che ci credono, in Europa e in Italia” ma esiste una minoranza di “lazzaroni” che fa notizia, riempie le cronache “e ci toglie l’aria”. Per Don Ciotti, l’impegno è quello di non evitare di diventare “cittadini a intermittenza”, perchè deve essere di tutti “cristiani e laici, la centralità della persona, il sevizio per il bene comune”, ed è una tassa che dobbiamo richiedere a chi è impegnato nella politica e esercita responsabilità etiche, perchè “se la politica non risponde ai bisogni delle persone, se non è attenta ai poveri e alla strada, smette di essere se stessa diventa un’altra cosa”. Basta commuoversi, bisogna muoversi: “ragazzi, non generalizzate sul bene, dobbiamo riconoscerlo, dobbiamo valorizzarlo, è un segno concreto di speranza”.
Don Ciotti ai mille studenti astigiani: “C’è troppo sapere di seconda mano, siamo chiamati a distinguere”
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