Pamela Genini, Sara Campanella, Martina Carbonaro, Ilaria Sula. Sono solo alcune tra le vittime di femminicidio in Italia nel 2025, quattro volti diventati simbolo della lotta alla violenza di genere che si aggiungono a Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano, Melania Rea, Federica Mangiapelo, Pamela Mastropietro, Aurora Tila, Sharon Verzeni e tanti altri casi capaci di colpire nel profondo l’opinione pubblica negli ultimi anni. I numeri variano sensibilmente a seconda delle fonti, ma tutti dipingono un panorama drammatico. I dati più aggiornati sono quelli di Non Una di Meno: dal 1° gennaio all’8 novembre 2025 l’Osservatorio nazionale del movimento femminista ha registrato 76 femminicidi e due suicidi indotti di donne, a cui si aggiungono due suicidi indotti di persone trans e un suicidio indotto di una persona non binaria. Un’emergenza che assume quasi i contorni di una strage quotidiana se si pensa che, in media, viene uccisa una donna all’incirca ogni quattro giorni. E questi numeri non tengono conto di stupri o altre forme di violenza, discriminazioni e abusi subiti quotidianamente dal mondo femminile.
Il 25 novembre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne continua ad accendere i riflettori su questa enorme tragedia sociale per invertire la freccia, cercare un cambio di passo, gridare la propria rabbia reclamando giustizia e diritti. Proprio martedì 25 novembre tornerà ad alzarsi la marea fucsia: con partenza da piazza Cairoli e arrivo in piazza San Secondo, dalle 18 il corteo pacifico organizzato da Non Una di Meno inonderà le strade di Asti con musica, striscioni, bandiere, interventi e performance grafiche. Il tema nazionale si scaglia contro guerre e patriarcato, ma la manifestazione punterà il mirino anche su questioni come sfruttamento salariale, gender pay gap, tetto di cristallo, diritto all’autodeterminazione dei corpi e inserimento dell’educazione sessuo-affettiva nei programmi scolastici.
Sarà certamente il momento più rappresentativo delle manifestazioni in difesa delle donne, anche se orbitano intorno alla lotta contro la violenza di genere diversi altri eventi. Alle 18 di oggi, per la campagna internazionale “Zonta says no. Sedici giorni di attivismo contro la violenza di genere”, lo Zonta Club proporrà in Biblioteca Astense la conferenza di Antonio Borgia “Donne e mafia”. Forte dei suoi anni di servizio in Sicilia dal 1979 al 1996, nel pieno della guerra alla mafia, il generale in pensione della Guardia di Finanza tratteggerà un quadro approfondito sul ruolo delle donne nel contesto mafioso.
“Professioni Sentinella. Rompere il silenzio: prevenzione, educazione e sostegno alle vittime di violenza” è il titolo del convegno promosso dal Cpia in collaborazione con il Soroptimist Club, in calendario dalle 19 alle 20.30 di lunedì 24 novembre nella Galleria Don Gallo (piazza Leonardo Da Vinci 22). Esperti e operatori del settore impegnati quotidianamente nella prevenzione e nel sostegno alle persone colpite presenteranno il ruolo fondamentale delle cosiddette “professioni sentinella”, ovvero quei professionisti (insegnanti, educatori, operatori sanitari, psicologi, avvocati, assistenti sociali) che possono intercettare precocemente i segnali di violenza e orientare le vittime verso percorsi di protezione, accoglienza e sostegno.
Del resto è nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni che si gioca la vera partita: quella di una svolta culturale in grado di scardinare gli stereotipi sociali, educare al rispetto e azzerare la violenza. Perché solo trasformando la coscienza collettiva si può spezzare la catena di sangue per costruire un futuro diverso. Un futuro in cui la parità di genere non sia uno slogan ma la regola.
Alberto Gallo


