Italiani, la nuova moda è il turismo dei capelli. “Anche ad Asti negli ultimi 5 anni, ogni 10 pazienti visitati, almeno 3 si sono già sottoposti a pseudo-interventi di autotrapianto in Turchia, Paesi Arabi e Nord Africa, con risultati disastrosi, salvo poi venire in clinica a chiedere interventi correttivi di ripristino dei danni subiti in testa, recuperabili però solo in minima parte”. Lo rivela Tatiana Amati, tricologa del ‘Sitri’, la ‘Società Italiana di Tricologia’, e responsabile dell’équipe delle cliniche Tricomedit di Torino e Alessandria, attive in Italia dal 1973, e prime autorizzate dall’ASL da oltre 40 anni a oggi ad aver introdotto in Italia la tecnica dell’autotrapianto di capelli. “Nato intorno al 2000, il fenomeno è cresciuto a partire dal 2010, complice l’espansione di Internet e il dilagare di Ipad e Smartphone che convogliano i consumatori su siti-truffa e trappole commerciali che promettono trapianti di capelli all’estero comprensivi di trasferta, vitto e alloggio per due persone, e miracoli di bellezza a costi bassissimi, intorno ai 2000 euro o poco più, trattando l’autotrapianto e la salute dei cittadini alla stregua di un pacchetto vacanze. Cifra che non ripaga neanche il costo dell’équipe medica, composta almeno da 6 persone: medico chirurgo, anestesista e 4 infermieri specializzati. Quando poi i pazienti si trovano all’estero, il costo lievita: dai 2000 euro iniziali richiesti si passa a cifre ben più elevate, motivando il fatto dopo attenta visita in loco con la necessità di fare interventi chirurgici di ben maggiori dimensioni. Invito i consumatori a diffidare da simili offerte commerciali”, spiega la dottoressa Amati. “Purtroppo, anche in Italia sono molti i siti web di centri di tricologia e di chirurghi improvvisati e poco seri che propongono su internet trapianti di capelli con ospitalità compresa a cifre irrisorie, 2000 euro o poco più anche in questo caso, salvo poi chiedere più denaro al paziente quando lo si incontra di persona, fornendo un servizio scadente e incompleto, privo di adeguate cure post operatorie. Motivo per cui i pazienti sono poi costretti a correre ai ripari, rivolgendosi soltanto poi alle cliniche medico-chirurgiche specializzate in tricologia autorizzate dalle Asl”. Ma c’è di più: ovvero, la cosiddetta ‘psicosi da fiala’: “In Italia, così come nella maggior parte dei capoluoghi di provincia piemontesi, anche ad Asti almeno 6 persone visitate su 10, negli ultimi 7 anni, invece sono stati vittima di presunti istituti tricologici svizzeri molto reclamizzati su radio, giornali e tv che propongono banali kit di fiale per la cura dei capelli. In realtà, sono semplici shampoo e balsami privi di basi farmacologiche, venduti al solo scopo di per creare dipendenza nei pazienti sino a far spendere loro migliaia di euro per inutili cicli di trattamenti pluriennali, il cui costo complessivo è spesso superiore a quello di un trapianto di capelli. Tali centri allarmano le persone, paventando un’irreversibile perdita precoce della propria capigliatura. Invito a rivolgersi solo a cliniche medico-chirurgiche autorizzate dalle Asl, onde evitare spiacevoli sorprese”, conclude la Dottoressa Amati.