“Il messaggio è chiaro: se un detenuto in carcere per associazione di tipo mafioso in un istituto penitenziario di alta sicurezza come il Quarto di Asti prende a schiaffi un agente di polizia penitenziaria è perchè lo Stato non c’è più e lui impone la sua legge”. A sostenerlo è il segretario generale del SPP, sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo commentando quanto accaduto nel carcere di Asti aggiungendo che “non si sottovaluti che per la prima volta in un carcere di massima sicurezza con detenuti affiliati alla grande criminalità organizzata o a gruppi terroristiciaccade un gesto simile di aggressione che solo apparentemente potrebbe sembrare meno grave delle 845 aggressioni compiute dall’inizio dell’anno ad agenti penitenziari, spesso con coltelli e corpi contundenti e persino con olio bollente. Questo significa che lo Stato ha pubblicamente dichiarato la resa e che il controllo del carcere è nelle mani dei detenuti”. E’ la conferma di quanto il sindacato sostiene da tempo: “Se non si interviene con immediatezza e con i provvedimenti necessari presto sarà indispensabile una legge speciale per garantire il controllo degli istituti penitenziari dove il cosiddetto regime delle “celle aperte” ha di fatto consegnato le carceri nelle mani dei detenuti”. “Siamo stanchi di aggiornare il conteggio delle aggressioni ed altrettanto stanchi di aspettare che i partiti concordino un nuovo programma di governo che, come è avvenuto per quello precedente, non prende affatto in considerazione l’emergenza del nostro sistema carcerario – conclude Di Giacomo -. Per questo intendiamo rivolgerci solo alle Procure della Repubblica in assenza di altri interlocutori istituzionali. E’ tempo che anche i sindacati di polizia penitenziaria, specie quelli più rappresentativi, facciano autocritica: fare sindacato a colpi di comunicati quando accadono episodi come questo di Asti, è la testimonianza di un sindacalismo che in questo modo si dimostra fortemente inadeguato a incidere per un cambiamento del sistema carcerario italiano nell’interesse dei poliziotti penitenziari. Il SPP invece dopo le numerose manifestazioni, i sit-in, davanti numerosi istituti penitenziari, oggi a Catania a manifestare per il nuovo carcere Bicocca, bloccato da anni, prosegue la campagna “Noi le vittime Loro i carnefici” che ci ha visto impegnati in questa stagione estiva in giro per il Paese. Una campagna che vogliamo intensificare nelle prossime settimane perché, almeno per noi, la tutela del personale penitenziario “prima di tutto” si fa con provvedimenti e non con formali comunicati di solidarietà”.