Verrano illustrati nel dettaglio questa sera, mercoledì 20 marzo, nel corso di una conferenza stampa indetta dal coordinamento Asti Est i contorni della nuova polemica nata sull’ex mutua occupata di via Orfanotrofio. Questa volta a parlare per primo è stato Valter Galante, direttore generale dell’Asl At, proprietaria dell’immobile trasformato “abusivamente” in edificio abitabile da dicembre 2010. Oggi però non si punta il dito contro l’occupazione dello stabile da parte di famiglie indigenti, ma dello spazio sociale che si è venuto a creare nella parte della palazzina non destinata agli alloggi. “Con forte preoccupazione l’Asl ha appreso la notizia che nei locali di via Orfanotrofio si svolgono frequentemente feste e manifestazioni aperte al pubblico, con la relativa somministrazione di alimenti e bevande. L’invasione dell’edificio avvenuta nel dicembre 2010 – ha scritto Galante rivolgendosi al coordinamento, al prefetto, al procuratore della Repubblica e all’assessorato ai Servizi Sociali – aveva quale fine esclusivo quello di garantire il temporaneo soddisfacimento dell’esigenza abitativa dei soggetti occupanti, fra i quali minorenni. Tale presupposto è sostanzialmente superato in quanto si registra invece la presenza, via via divenuta più massiccia, di persone all’interno dell’edificio. L’attività di intrattenimento peraltro pubblicizzata sui siti internet e locandine non potrà essere avallata da questa azienda che declina fin da ora ogni responsabilità che potrà derivare. Si diffida quindi l’associazione a proseguire qualsivoglia iniziativa del genere suddetto compresa la somministrazione di alimenti e bevande”. La risposta del coordinamento Asti est non si è fatta attendere. “Disubbidiamo alle leggi con la convinzione che non tutto ciò che è legale è giusto – scrivono fra le altre cose in una lunga lettera pubblica – la ex mutua non è un bivacco, non è una turbativa dell’ordine pubblico, non è uno schiamazzo notturno, non è una mescita, non è un campione sociologico. E’ un modo, discutibile fin che si vuole, di ricostruire legami sociali. Nella ex mutua, attorno ai servizi preesistenti, sono state ricavate dodici unità abitative, dodici famiglie vi hanno messo al riparo la loro dignità, la precarietà, quella vera non l’aerazione fuori norma, vi entra tutta dall’esterno, da una società che non da lavoro, fino a negare i diritti della persona. Nonostante ciò nella ex mutua sono nati dei bambini, molte persone hanno potuto trascorrervi momenti di libero sodalizio. Insomma, la ex mutua è un luogo di rispetto. L’uso degli spazi che abbiamo destinato al libero sodalizio, di cui diffusamente e impropriamente parlate nella vostra lettera, quasi che il piano terra dell’edificio fosse un comune luogo di mercantile intrattenimento, è invece complementare alla domiciliarità delle famiglie e con questa ultima completa il contenuto di verità della “occupazione” e del suo corso fino ad oggi. Fatta l’occupazione non l’abbiamo affidata alle dichiarazioni di solidarietà, agli atti compassionevoli, alle risposte dei giudici, alle eccezioni dei vigili del fuoco e al provvedimento di sgombero del sindaco della vecchia giunta. Abbiamo voluto che fosse una relazione concreta, fra cittadini, fra persone in carne ed ossa, in un luogo non estraneo all’esperienza delle famiglie “occupanti”. Il piano terra della ex mutua è questo luogo; un luogo dove si tengono assemblee e conferenze stampa e dove la necessità di sottrarsi al conformismo della cultura dominante e agli imperativi del mercato ricostruisce, oltre la domiciliarità, il tessuto sociale circostante. Può sembrare un progetto fin troppo ambizioso ma, a ben vedere, realistico. Non esistono in città altri luoghi come questo, dove sia possibile sedersi con gli amici senza dover consumare qualcosa, salvo i circoli privati. Le improprie, secondo la vostra lettera, attuali destinazioni d’uso dell’edificio non sono differenti, salvo il carattere non mercantile di queste, dalle destinazioni d’uso previste dallo studio di fattibilità allegato alla variante urbanistica Asl”.