Era il marzo del 1943 quando gli scioperi operai si diffusero nelle fabbriche astigiane, portando di fatto all’avvio del movimento di Resistenza sul territorio. Ottant’anni dopo, Astigiani ha voluto ricordare quel momento presentando al Circolo della Way Assauto il numero di primavera della rivista. Sabato pomeriggio le 112 pagine ricche di storia e storia sono state sfogliate insieme al pubblico di lettori e abbonati che ha gremito il salone del Circolo.

Dopo i saluti del presidente dell’Associazione Astigiani, Piercarlo Grimaldi, il direttore della rivista Sergio Miravalle ha commentato la scelta di una foto del Bialbero della felicità di Casorzo per la copertina di questo numero: «In un primo momento, pensavamo di dedicare la copertina alla Casa di riposo Città di Asti, la storia che apre la rivista. Poi abbiamo deciso di celebrare la luce e la vita della primavera con questa foto di Giulio Morra che ritrae i due alberi: il ciliegio fiorito sopra il gelso». Le particolarità botaniche del Bialbero di Casorzo sono state illustrate in un breve intervento dal botanico Franco Correggia.

Astigiani organizzerà, tra poco, una gita al bialbero con pic nic nei giorni della massima fioritura.

È stata quindi ricordata l’iniziativa delle borse di ricerca “Luciano Nattino”: tredici le proposte selezionate su 32 inviate, tra cui la studentessa Gaia Grisoglio che ha anticipato il suo studio dedicato a Migliandolo e alla vicenda di Edgar Nelson Peters, pilota bombardiere dell’aeronautica statunitense, caduto con il suo aereo vicino alla frazione.

Sergio Miravalle ha poi portato l’attenzione sul primo tema della rivista, la storia della Casa di Riposo dal 1901 fino all’attuale chiusura. «In questi ultimi anni è sparito il mecenatismo privato e pubblico che ha sempre sostenuto l’ente». Lo dimostrano le vicende raccontate nel suo articolo da Stefano Masino. Dalla storia all’attualità, il fallimento significa posti di lavoro a rischio. È intervenuta con un appassionato appello una delle cinquanta dipendenti rimaste senza lavoro: «È mancata la vigilanza da parte di Regione e Comune, abbiamo la sensazione che si sia fatto di tutto perché la struttura chiudesse. Il risultato è che siamo a casa da tre mesi senza stipendio, gli ospiti sono stati ricollocati in altre strutture private».

A firmare il servizio sugli scioperi del 1943 è Mario Renosio, che proprio nei giorni scorsi ha lasciato la direzione dell’Israt per via dell’approssimarsi del suo pensionamento. «La prima a fermarsi non fu la Way Assauto – ha raccontato Renosio – ma la Triburzio di corso Alessandria, una piccola fabbrica di valvole per pneumatici. Le operaie e gli operai protestavano contro la fame e contro la guerra. Ma questo significava contestare il fascismo, e con la produzione industriale militarizzata si configurava il reato di sabotaggio. Le stesse informative del Regime notano come siano state soprattutto le donne a fermarsi nelle fabbriche dell’Astigiano. Rinviati a giudizio al tribunale militare di guerra di Torino furono 11 donne e 10 donne.» Tutti i loro nomi, che compaiono nel servizio, sono stati letti al pubblico, in uno dei momenti più toccanti della presentazione.

Sul numero di marzo di Astigiani anche l’articolo dedicato alla figura di Teodoro Negro, il “settimino” erborista di Cessole, firmato da Luis Cabasés.

Una inedita e divertente indagine sugli aspetti giudiziari nelle canzoni di Paolo Conte l’ha firmata il collega avvocato Luigi Florio, arricchita da un commento del prof. Verdenelli.

Protagonista dell’intervista “Confesso che ho vissuto” è Mariuccia Borio di Costigliole, donna e vignaiola tenace.