stefania-bertolaI romanzi finalisti del Premio, organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes e dall’Associazione Premio Bottari Lattes Grinzane, sono stati designati e annunciati sabato 8 febbraio 2014 a Castiglione Falletto (Cn), presso la Cantina Terre del Barolo dalla Giuria Tecnica formata da: Giorgio Bárberi Squarotti (presidente), Valter Boggione, Gian Arturo Ferrari, Paolo Mauri, Bruno Quaranta, Lidia Ravera, Giovanni Santambrogio, Serena Vitale e Sebastiano Vassalli.   La cerimonia di designazione, condotta dalla giornalista Alessandra Perera, è stata accompagnata dal reading musicale tratto dallo spettacolo Quadri – La malora, un omaggio a Beppe Fenoglio con Luca Occelli (voce) e Franco Olivero (flauto), e dalla presentazione del cofanetto contente Barolo Docg 2009 e il romanzo La malora, ideato dalla Cantina Terre del Barolo e voluto dalla Fondazione Bottari Lattes per raccogliere i fondi necessari alla messa in sicurezza della “Censa di Placido”, luogo fenogliano di San Benedetto Belbo (Cn), citato in diverse opere dello scrittore.   La parola sui romanzi finalisti del Premio Bottari Lattes Grinzane passerà ora ai giovani. Tra marzo e maggio 2014 i cinque libri in gara saranno letti e discussi dai 192 studenti delle dodici Giurie Scolastiche, una a Istanbul, presso il Liceo Italiano Statale I.M.I., e undici in Italia: Liceo Classico “C. Cavour” di Torino, Istituto di Istruzione Superiore di Stato “Umberto I” di Alba (Cn), Istituto di Istruzione Superiore Statale “Vasco-Beccaria-Govone” di Mondovì (Cn), Liceo Statale “Giorgio Spezia” di Domodossola (Vb), Istituto Statale di Istruzione Superiore “Carducci-Alighieri” di Trieste, Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Firenze, Liceo Ginnasio Statale “Mariano Buratti” di Viterbo, Liceo Linguistico “Domenico Cotugno” di L’Aquila, Liceo Classico Statale “G. Palmieri” di Lecce, Istituto di Istruzione Superiore “La Farina-Basile” di Messina, Liceo Scientifico Statale “Michelangelo” di Cagliari. Sabato 14 giugno 2014, presso il Castello di Grinzane Cavour (ore16.30), avrà luogo la cerimonia di premiazione, durante la quale si svolgerà in diretta, alla presenza di un notaio, lo spoglio dei voti espressi dagli studenti. Nei giorni precedenti i ragazzi parteciperanno a incontri e workshop per confrontarsi con i cinque finalisti. Gli studenti tornano così a essere i veri protagonisti, in accordo con le finalità dell’originario Premio Grinzane Cavour, voluto da Don Francesco Meotto nel 1982 per portare nelle scuole la letteratura contemporanea e offrire agli studenti la possibilità di sviluppare le loro capacità critiche.   Il Premio Bottari Lattes Grinzane prevede anche la sezione denominata La Quercia, dedicata a Mario Lattes (pittore, scrittore ed editore, scomparso nel 2001). Segnala l’opera di un autore affermato che, nel corso del tempo, si sia dimostrata meritevole di un condiviso apprezzamento critico e di pubblico, per permettere di riscoprire un titolo di un grande scrittore internazionale. Il romanzo vincitore di questa sezione sarà scelto a insindacabile giudizio della Giuria Tecnica e verrà annunciato a mezzo stampa nel mese di maggio 2014. In occasione della premiazione di giugno, l’autore dell’opera vincitrice terrà una lectio magistralis su un tema letterario.   Il Premio Bottari Lattes Grinzane è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes e dall’Associazione Premio Bottari Lattes Grinzane, con il sostegno di: Regione Piemonte, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Banca d’Alba, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Parco Culturale Piemonte Paesaggio Umano, Tu Langhe Roero.   MOTIVAZIONI   Stefania Bertola Ragazze mancine (Einaudi) Motivazione di Lidia Ravera Anticipando e approfondendo il tema di Blue Jasmine di Woody Allen, il romanzo “Ragazze mancine” di Stefania Bertola ci racconta l’incontro/scontro fra due giovani donne apparentemente incompatibili, una è la moglie viziatissima e nullafacente di un moderno miliardario, l’altra la sorella perpetuamente in evoluzione  (e in ebollizione) di un signor nessuno maritato a una commerciante di ferramenta. La prima odia cani e bambini e non si è mai occupata d’altri che di se stessa. La seconda si tira dietro da un guaio all’altro una figlia piccolissima e ama senza limiti tutte le creature che ne hanno bisogno. Quando la prima si ritrova povera (per fallimento e fuga del marito) e la seconda in un guaio più grosso della media, le loro vite si incastrano l’una nell’altra, le nevrosi si sciolgono, convenzioni e convinzioni si compenetrano annullandosi a vicenda, vizi senza colpa e virtù alla moda dialogano senza gerarchie etiche, in una quasi perfetta imitazione del coraggioso conversare con cui le donne mettono in comune la loro confusione, le loro speranze, e- perché no?- anche i desideri o il dolore. La sincera vocazione all’ottimismo che ha percorso tutta la produzione di Bertola (una decina di romanzi di irresistibile piacevolezza) l’ha relegata fra le autrici di genere rosa. Come se la capacità di raccontare il nostro tempo, sottolineando la comicità del vivere, non fosse una delle più alte funzioni della letteratura.   Peter Cameron Il weekend (Adelphi) Motivazione di Bruno Quaranta Con Peter Cameron la letteratura ha il respiro di un weekend, dove, a spiccare, è l’arte del ritratto – nel solco di una settecentesca tradizione – la “conversazione” secondo l’artista Thomas Gainsborough, quindi d’impronta inglese, così feconda da valicare e improntare, stagione dopo stagione l’oltreoceano, fino a una contemporanea New York. A darsi convegno in una villa di campagna a nord della metropoli sono un critico che domanda ossessivamente all’arte di proclamare la propria morte, un cameriere aspirante pittore, una coppia di quarantenni sospesa fra l’hobby dell’orticoltura, lui, e la cura di un neonato, lei, una bizzarra signora italiana, alle spalle vari divorzi, smaniosa di respirare l’indipendenza. Un eden, il paesaggio – New York è vicina, eppure, a pulsare, è una remota America, bucolica, di bosco in fiume –, un crogiuolo di ferite, di là dalle apparenze, le anime che vi si sono rifugiate, in realtà perse, inquiete, arrovellate. Cameron identifica questo e quel personaggio al lume di una raffinata efferatezza, il suo scalpello via via svela il suo acume psicologico, stana le ombre di là dalla siepe, dà loro implacabilmente, ma signorilmente, scacco. Una certa idea della letteratura, interpreta lo scrittore: coltivare, con elegante pazienza, una storia apparentemente inesistente, irrilevante, ma destinata, o prima o poi, ad ardere, come il fuoco nel camino d’antan. In sintonia con una nobile tradizione: dalla Mansfield alla Munro.   Andrew Sean Greer Le vite impossibili di Greta Wells(Bompiani) Motivazione di Giovanni Santambrogio Andrew Sean Greer con il romanzo Le vite impossibili di Greta Wells propone una riflessione sul tempo e sulla psicologia umana attraverso il racconto dell’esperienza di una donna, Greta Wells, che si trova ad affrontare due situazioni drammatiche e, contemporaneamente purtroppo, di ordinaria quotidianità: la perdita del fratello gemello, tanto amato, e la fine di una lunga relazione con il proprio compagno Nathan. Le prove dell’esistenza la portano a ricorrere a cure medico-psichiatriche, come l’elettroshock, che fanno scattare un’avventura insolita e straordinaria. Greta Wells incomincia a vivere in tre epoche del Novecento, esattamente negli anni 1918, 1941 e 1985. Tre stagioni che consentono allo scrittore di descrivere i comportamenti di tre donne diverse tra loro: l’adultera e bohémienne, la madre e moglie devota, la signora provata dall’esistenza. Qual è il periodo migliore e il tempo desiderabile per Greta Wells? La sua ricerca e la sua domanda diventano interrogativo per il lettore: anche noi vorremmo abitare un altro momento storico? E perché? Ogni capitolo del libro è introdotto dal disegno di un orologio che fissa un’ora. Il tempo raccontato da Andrew Sean Greer è un tempo naturale, storico e personale che introduce a uno scavo nella psicologia e nella psiche di una donna. Non solo, si trasforma in un esercizio alla ricerca della complessità di ciascun individuo. Un viaggio nell’interiorità con le sue imprevedibili facce spesso sconosciute a ciascuno di noi. Greta Wells diventa uno specchio dell’animo. Il gioco della “macchina del tempo” costruito dal romanziere americano cattura l’attenzione di chi legge per situazioni e ambienti e per una scrittura gradevole e accattivante.   Kim Leine Il fiordo dell’eternità(Guanda) Motivazione di Paolo Mauri In molti hanno definito Il fiordo dell’eternità un “romanzo mondo” e, in effetti, Kim Leine, scrittore norvegese nato nel 1961, costruisce una storia  totale che comprende un romanzo di formazione, un romanzo d’avventura, una iniziazione religiosa e una puntigliosa analisi della crudeltà degli uomini e della loro terribile lotta per la sopravvivenza. Siamo sul finire del Settecento e il protagonista, un giovane norvegese che va a studiare teologia a Copenhagen e accetta forse persino un po’ a malincuore di farsi prete mentre avrebbe preferito diventare un medico, scopre la vita e l’amore, ma anche la carne e il diavolo, frequentando un giovane ermafrodito, le prostitute degli angiporti e l’innocente Abelone, figlia del tipografo che lo ospita. Sembra che l’interesse del protagonista Morten Pedersen Falck per la giovane Abelone possa sfociare addirittura nel matrimonio, con la benedizione del padre di Abelone. Ma non sarà così: Morten accetta un incarico che lo porterà in Groenlandia, la terra del Grande Freddo. Rompe dunque il fidanzamento e parte, imbarcando sulla nave anche una mucca. È impossibile restituire in poche righe una trama ricchissima che tra l’altro l’autore con indubbia maestria ripercorre con continui ritorni all’indietro, ma quel che risalta è l’esplorazione antropologica di un popolo primitivo e con abitudini che il mondo civile ha da tempo archiviato. La lotta per la sopravvivenza non conosce infatti eccezioni: promiscuità, scarsissima igiene, scarsissimo rispetto per la vita altrui. Il lettore percorre affascinato e turbato le oltre cinquecento pagine del romanzo, sempre ricordando che in Groenlandia non c’è quasi nessun contatto con il resto del mondo e persino la notizia della Rivoluzione francese arriva con un ritardo enorme. Kim Leine, figlio di un testimone di Geova e con una vita non certo facile, ripercorre qui le sue ansie e una iniziazione al mondo passata anche attraverso il sopruso, sicché questa storia di ieri parla un linguaggio che tocca nel profondo anche il lettore dell’anno Duemila. Un “romanzo mondo” molto ben costruito e con una scrittura ricca e ben orchestrata, una storia che lascia un segno.   Alessandro Mari Gli alberi hanno il tuo nome (Feltrinelli) Motivazione di Valter Boggione Due storie apparentemente incomunicabili: quella di Francesco d’Assisi, dalle feste della Società del Bastone alla morte alla Porziuncola; e quella di una giovane d’oggi, Rachele, psicologa in un centro per anziani, alle prese con una tormentata relazione d’amore, le sofferenze dei suoi pazienti, un’intransigenza etica e sentimentale che confina con la nevrosi. Due storie che naturalmente si intrecciano e si sovrappongono, nella scelta della povertà come forma di vicinanza a chi la povertà non ha scelto, ma subisce; nella scoperta della “forza degli stenti”; nel contrasto tra la natura da un lato e la civiltà e il progresso dall’altro, che rendono la vita più comoda ma non per questo più facile da vivere; nella ricerca dell’autenticità, che confina pericolosamente e fascinosamente con la follia e con il nulla. Un libro giocato sul filo estremo delle contraddizioni – economiche, sociali, psicologiche –, che si snoda tra due morsi dati ad una mela bastarda, piccola, brutta, inadatta ad essere commercializzata nei supermercati: un morso che è un sorriso e propizia il gioco erotico come manifestazione piena di vitalità; e un morso che più non riesce a penetrare nella polpa fino al sorriso, per il sopraggiungere del gelo. E una scrittura che – senza rifuggire dalla contemporaneità, senza facili fughe negli arcaismi e negli esotismi – riesce a ricreare la sintassi e il ritmo, limpido ma mai banale, della prosa francescana dei Fioretti.