LoSburlaEsce venerdì 13 settembre per Libellula “I Masochisti”, disco d’esordio del cantautore astigiano Losburla (al secolo Roberto Sburlati). Cinico, politicamente scorretto e dissacrante, “I Masochisti” è un album il cui intento provocatorio risulta chiarissimo sin dal titolo e dalla copertina, raffigurante lo stesso cantautore che si sta gettando nudo nel fiume Po in pieno centro città. Il disco alterna momenti vicini allo stoner rock (“Amaro”, “Il mio processo di beatificazione”) ad atmosfere più psichedeliche, dilatate e acustiche (“Letteratura”, “Senti questo cane come abbaia”). Le melodie, semplici e dirette, vengono affiancate da soluzioni musicali tutt’altro che scontate, anche grazie al lavoro in fase di arrangiamento del produttore artistico Luca Cognetti (Eskinzo, Marco Notari & Madam, Mambassa) ed a quello in fase di mixaggio di Andrea Bergesio. Nei testi, crudi e diretti, non vengono risparmiate parole forti, ma allo stesso tempo si può notare uno studio approfondito delle assonanze, delle consonanze e delle figure retoriche da parte dell’autore. L’ascoltatore viene proiettato in una sorta di mondo alla rovescia, in cui bassezze come l’arrampicata sociale, il tradimento, il successo a danno di terzi sono all’ordine del giorno e i valori positivi come la pietà, la dignità e la solidarietà diventano merce di scambio e vendita o ancora peggio sentimenti governati dai tempi televisivi. Non c’è stupore, non c’è una presa di distanza, perché tutto sommato il dolore è ciò che più fa godere I Masochisti. C’è, quella sì, la disillusione, quella di chi critica senza però mai assolversi, e l’ironia, quella che ti fa scappare un sorriso anche in un momento buio e difficile. Si torna quindi all’immagine di copertina, per chiedersi se quel nudo sia soltanto provocazione, oppure non sia l’immagine di chi “si toglie la maschera per mostrare ciò che è”, oppure un tuffo disperato in acque sì sporche, ma forse meno di quanto non sia sporca la superficie. Se lo potessimo chiedere all’autore ci risponderebbe con tutta probabilità: “non lo so, non me ne frega niente”. “Mi è sempre piaciuto raccontare storie. Sono un cultore dell’aneddoto, del particolare, e di quell’istante quasi magico in cui il discorso tocca le corde di chi lo segue provocandone una reazione, uno spunto per riflettere, una risata o una lacrima – racconta Losburla -. Partendo da questo presupposto ho voluto creare un disco che attraverso storie semplici assomigliasse il più possibile ad uno schiaffo in faccia. Di quegli schiaffi dati con rabbia ma a fin di bene, ad una persona che sta dormendo e deve svegliarsi. Ho voluto creare un percorso dissacratorio che mettesse alla berlina quella forma mentis e quei comportamenti quotidiani che visti con distacco ci fanno apparire a volte come esseri superficiali, ipocriti e un po’ stupidi. Ho scelto un microcosmo di pochi km, una linea che va dal paese in cui sono nato alla città in cui vivo, storie e situazioni comuni, talvolta vissute in prima persona, talvolta raccontatemi da altri, e soprattutto ho scelto come vittima sacrificale del mio j’accuse l’essere umano che conosco meglio al mondo, ovvero me stesso. E’ un disco in cui non ci sono soluzioni, ma solo domande, non ci sono accuse che non siano auto accuse, e il dito puntato è innanzitutto puntato contro di me. I masochisti siamo tutti noi, ma il primo della lista sono io.” L’uscita del disco è accompagnata dal primo singolo e videoclip “Dilettanti (San Salvario Salva)”. Per maggiori informazioni clicca qui. Losburla è Roberto Sburlati, classe 1981, nato e cresciuto in un piccolo paese della provincia di Asti e trapiantato a Torino da 10 anni circa. Fonti certe dicono che all’età di 2 anni e mezzo i tre principali divertimenti di Roberto fossero nell’ordine: ascoltare a ripetizione i 45 giri di sua madre, tirare calci a una palla di spugna e arrampicarsi sul divano per poi gettarsi a volo d’angelo su un mucchio di cuscini. Sono le avvisaglie di quelle che diventeranno le sue grandi passioni: la musica, il calcio e il wrestling. Da ragazzino inizia a praticare e coltivare le prime due passioni (per la terza non ha mai trovato strutture adatte), giocando a calcio in FIGC sino a 20 anni e imparando a suonare il basso elettrico. Da adolescente iniziano le prime esperienze di band, pressappoco simili agli esordi musicali di tutti gli adolescenti dell’epoca: prove infinite in garage, pomeriggi passati ad attaccare i cartoni delle uova al muro convinti potessero servire ad insonorizzare la stanza, registrazioni in presa diretta su stereo a pile con risultati agghiaccianti e così via. Quello che inizia come un escamotage per rimorchiare più ragazze possibili diventa una passione sempre più seria. Roberto abbandona il calcio e il sogno di diventare il nuovo Hulk Hogan e si dedica sempre di più alla musica, suona in una miriade di band di generi e stili diversi, inizia a scrivere brani, compra dischi a palate, scopre i Pink Floyd, the Doors, David Bowie, e poi De Andrè, De Gregori, Guccini, e poi i Joy Division, i Queens of the Stone Age, Nick Cave ed un sacco di altre cose sublimi. Una volta laureato in Scienze Politiche e resosi conto che il suo titolo di studio equivaleva pressappoco alla tessera di iscrizione al club di Topolino (benché come socio vip), decide  di investire il suo tempo e le sue energie nel settore della musica, scelta lungimirante vista l’enorme crescita che il mercato musicale ha avuto in questi ultimi anni. La sua carriera di musicista a partire dal 2003 è indissolubilmente legata a quella dell’amico e collega Marco Notari: bassista dei Madam, collabora infatti agli arrangiamenti in studio per i tre  dischi di Notari e suona dal vivo in più di 300 concerti tra club e festival in tutta Italia dal 2006 a oggi. Dal 2009 è responsabile dell’area booking di Libellula Music, e direttore artistico della rassegna Indi(e)avolato. La sua casa a Torino, nel quartiere San Salvario, è piena di strumenti, di booking planning stampati su A4, di cd, vinili, giochi di calcio per play station e Dvd, tra cui spicca una bella collezione di dvd sul wrestling anni ’80 (quello di oggi è troppo commerciale, non gli appartiene più). “I Masochisti” è il suo primo disco solista.