MASSIMO COTTOSabato 2 febbraio alle 21 a Teatro Alfieri andrà in scena lo spettacolo “Chelsea Hotel” di Massimo Cotto (Massimo Cotto voce narrante, Mauro Ermanno Giovanardi voce , Matteo Curallo chitarra e piano). CHELSEA HOTEL – Sono passati tutti da lì. Ci hanno vissuto a lungo, come fosse un rifugio e non solo un hotel sulla 23esima strada, a New York. E poi hanno ricordato il loro passaggio in mille libri, film e canzoni. Al Chelsea Hotel Bob Dylan ha scritto Sad Eyed Lady Of The Lowlands e Sara, Leonard Cohen e Janis Joplin hanno consumato una breve storia di sesso e amore poi raccontata in Chelsea Hotel #2. Nico ne ha cantato l’epopea in Chelsea Girl, Jon Bon Jovi le solitudini in Midnight In Chelsea, i Jefferson Airplane le settimane in Third Week In The Chelsea. Al Chelsea Arthur Clark ha scritto 2001: Odissea nello spazio, Ginsberg e Corso hanno dato fuoco alle polveri beat. Nella stanza numero 100 Sid Vicious ha accoltellato Nancy Spungen, nella 205 è collassato Dylan Thomas pochi giorni prima di morire, nella 822 Madonna ha scattato le fotografie di Sex. 
Qui Jack Kerouac ha scritto in tre soli giorni, imbottito di Dexedrina, su rotoli di carta igienica, la prima stesura di Sulla strada. Al Chelsea hanno vissuto Patti Smith, Mapplethorpe, Iggy Pop, Bukowski, Burroughs, Arthur Miller, Tennessee Williams, Kubrick, Jane Fonda, Dennis Hopper, Hendrix, i Grateful Dead, Edith Piaf, Dee Dee Ramones. La lista non finisce qui, ma qui inizia un’idea: raccontare le molte storie che si sono consumate all’interno del Chelsea Hotel per ricreare il grande affresco. Uno spettacolo che è narrazione e canto, affabulazione e commozione. Un uomo che racconta e un artista che canta. Le parole della narrazione evocano un quadro, la musica e la voce ne garantiscono la cornice. A metà tra reading e concerto: un viaggio per ricordare quello che abbiamo e quello che abbiamo perduto. “Chelsea Hotel” è qualcosa di più di uno spettacolo su un albergo, per quanto il Chelsea sia l’hotel più importante nella storia del rock e della letteratura. È anche un gigantesco affresco di quel periodo magico e irripetibile in cui, fuor di metafora e di retorica, si viveva di musica, l’arte ti poteva davvero cambiare la vita e gli artisti collaboravano tra loro come fosse la cosa più naturale del mondo. Il Chelsea diventa dunque la metafora dei nostri sogni, crocevia magico in cui realtà e arte si danno la mano e a volte scambiano i ruoli. Come diceva Patti Smith, una che al Chelsea ha vissuto molto a lungo, “nei suoi giorni migliori il Chelsea era come un grande mercato all’aperto dove tutti offrivano il meglio di sé”. L’ingresso allo spettacolo è libero e gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili.