PAOLO ROMANO“Sabato mattina, con il consigliere comunale Davide Giargia e gli attivisti del gruppo locale della Valle Belbo, siamo stati in visita al cantiere dell’ospedale di Nizza Monferrato (AT). Siamo stati ricevuti dal Direttore Amministrativo Corona, il RUP Ing. Carla Pettazzi e il Direttore della Struttura e Ufficio Tecnico, Lidia Beccuti, nonché dal preposto al cantiere, il Geom. Carlo Cravero. I lavori, dopo mesi di fermi dovuti anche all’incertezza economica dei finanziamenti regionali, sembrerebbero essere ripartiti. Diciamo, sembrerebbe, perché essendo di sabato non abbiamo potuto vedere operai al lavoro. Il costo totale del nuovo ospedale sarebbe a progetto di 39 milioni di euro (anche se sul cartello dei lavori campeggia la cifra di 19), ma già adesso l’ASL di Asti sta provvedendo a scendere a 33 milioni, incluse le riserve per 2,3 milioni di euro (di cui 2/3 per anomalo andamento a parere del RUP), al netto delle penali che si chiederanno. Il tutto dovrebbe passare da un nuovo Accordo di Programma con tutti gli enti interessati. Ad oggi il finanziamento erogato sarebbe di 12 milioni di euro, dei famosi 3 milioni di euro promessi dall’Assessorato non vi è ancora nulla di ufficiale. A dicembre dovrebbero terminare i lavori del primo lotto che prevedono la realizzazione di tutta la struttura al netto dell’impiantistica e dell’arredo. Dopo di che il buio. Dei 21 milioni che servirebbero, 2,5 milioni di euro si penserebbe di ricavarli dall’alienazione dell’immobile in cui attualmente è ubicato l’Ospedale (soldi che anticiperà la Regione e sul cui incasso ci permettiamo di sollevare più di un dubbio), dei restanti 18,5 il 95% dovrebbe giungere dallo Stato tramite l’art. 20 della legge 67/1988, il 5%, cioè meno di un milione di euro, dalla Regione Piemonte. L’Assessore Cavallera, a cui chiesi contezza dei trasferimenti negli anni passati di questi fondi, mi rispose affermando che era in corso un’analisi tecnica di Deloitte. Possibile che i fondi erogati e dedicati all’edilizia sanitaria spariscano senza lasciare traccia? Il cantiere ha incontrato da subito diverse problematiche: in primis l’affioramento della falda nel momento della realizzazione del piano interrato. La falda nei progetti era stata prospettata a -3 metri dal piano campagna, peccato che l’abbiano trovata a -0,5 metri, provocando la trasformazione del piano interrato in un semi-interrato che dovrà poi essere parzialmente coperto con terre di riporto per realizzare l’ingresso con, a questo punto, scivolo di raccordo.
Chi ha firmato gli studi idro-geologici? Chi non ha controllato? Quanto è costata la variante? In compenso, visto anche il ridimensionamento dei posti letto a livello regionale e la ristrutturazione della rete ospedaliera per intensità di cura, l’ospedale non avrà un ulteriore piano (nonostante le fondazioni siano state tarate per due piani fuori terra) ma si limiterà ad un piano terra con gli uffici, i poliambulatori ed il Punto di Primo Intervento, e un primo piano fuori terra con i sei reparti ospedalieri e le due sale chirurgiche (non tre né tanto meno quattro, come in un primo tempo ipotizzato).
Si andrà al risparmio un po’ dappertutto, sia sui servizi sanitari (non ci sarà la Risonanza Magnetica Nucleare), sia sul dato della sostenibilità energetica (niente pannelli fotovoltaici), sia su quello dei servizi altri con esternalizzazione del servizio mensa, la cui qualità, da un punto di vista scientifico, tutti riconoscono come importante nella durata media della degenza. I costi di gestione rimarranno elevati, anche se ad oggi sono ancora del tutto spannometrici, per un importo di 13 milioni contro i 14 attuali, a riscaldamento geotermico attivo. Il che se fosse vero permetterebbe alla lunga di ripagare la realizzazione. Resta la perplessità di attivare un cantiere del genere per un ospedale che sulla carta sarà un piccolo presidio territoriale, mentre non si riescono a chiudere i cantieri altrove, Biella e Verduno, ma anche Venaria e altre realizzazioni. Al di là delle difficoltà economiche, l’Assessore ci deve quindi spiegare se ci sia la volontà politica di portarlo a termine, o di lasciare l’ennesima cattedrale nel deserto a metà. Magari iniziando a rispondere alla nostra interrogazione regionale che giace da luglio inevasa”. Davide Bono e Paolo Romano, rispettivamente consigliere regionalee deputato del Movimento 5 Stelle Piemonte