emergenza abitativa“Circa un mese fa abbiamo partecipato a un incontro, piuttosto concitato, tra il Sindaco, l’Assessore ai Servizi Sociali e le famiglie che occupano quattro stabili cittadini. Abbiamo cercato di aiutare il dialogo tra le parti, ruolo che – come Cgil – esercitiamo ormai da qualche tempo intorno al tema dell’emergenza abitativa ad Asti. Le famiglie erano (sono) molto preoccupate per l’introduzione di una misura prevista dal recente Decreto Casa del Governo Renzi. Si tratta dell’impossibilità di ottenere la residenza e l’allacciamento delle utenze (luce-acqua-gas) per chi occupa abusivamente degli stabili. La norma recita così, in modo piatto e burocratico, senza entrare nel merito delle situazioni reali: quali sono le motivazioni delle famiglie occupanti? Si trovano in stato di necessità? Sono possibili altre soluzioni? Si tratta di stabili che appartengono a privati o a enti pubblici? Da quanto tempo erano vuoti? Quando si legifera su di un tema così delicato, bisogna tener conto delle ricadute sociali sul territorio. Se il Governo centrale non lo fa, è giusto che sia l’Ente Locale a farlo presente, tramite l’Anci o i parlamentari locali o come ritiene. Questo abbiamo chiesto al Comune e questo ci sentiamo ancora di sollecitare. Tra l’altro, sulla mancata concessione della residenza, c’è da chiedersi se sia legalmente possibile che possa essere negata a un individuo – una persona! – che la richiede. Noi siamo come sempre a disposizione e invitiamo il Comune a riprendere con vigore l’attenzione sul tema casa, più attuale che mai. Gli affitti sul libero mercato sono inaccessibili per tante famiglie che hanno perso il lavoro o che hanno impieghi saltuari o precari. Gli alloggi in edilizia popolare scarseggiano, forse anche grazie ad amministratori infedeli che si appropriano delle risorse, vedi scandalo Atc Asti. La soluzione per chi è in difficoltà non può essere il dormitorio pubblico, con conseguente disgregazione delle famiglie, e separazione dei bambini dai loro genitori. Si devono trovare altre soluzioni, partendo da quanto già impostato: ci riferiamo all’accurato studio predisposto dal Comune di Asti che ha censito gli immobili non utilizzati, individuando ben 1786 alloggi vuoti sul territorio comunale. Bene, è stata fatta la fotografia dell’esistente, primo passo indispensabile. Adesso bisogna proseguire, verificando quanti di quegli immobili siano riferibili a piccoli proprietari e quanti invece alla grande proprietà immobiliare. Quest’ultima andrebbe coinvolta nella ricerca di soluzioni socialmente compatibili. E prima ancora, andrebbero considerati i grandi contenitori vuoti variamente riferibili al pubblico: il loro non utilizzo è uno scandalo in periodi di povertà diffusa. Chiediamo pertanto al Comune un maggior protagonismo che ci impegniamo, per quanto di nostra competenza, ad affiancare e sostenere. La strada della leva fiscale è importante ma da sola non basta a stimolare un mercato degli affitti in forte sofferenza, lo dimostra il clamoroso flop della tassazione di favore denominata ‘cedolare secca’. Apprezziamo quanto finora fatto dal Comune, ma c’è bisogno che, tutti insieme, si faccia uno scatto in più”. Cgil Asti