“Si è concluso oggi il processo di primo grado per la “occupazione” della ex Mutua di via Orfanotrofio. Le condanne inflitte alle famiglie e ai militanti del Coordinamento Asti-Est saranno ridiscusse in appello, quando i reati a cui si riferiscono saranno probabilmente caduti in prescrizione. Ma le condanne sono surreali (tutte tra uno e due anni di reclusione) come è surreale la richiesta di risarcimento danni, a favore dell’Asl, che le accompagna (15 mila euro). Una sentenza della serie “se sei povero è colpa tua”, che rafforza il recinto di illegalità in cui i processi hanno rinchiuso per anni le esperienze delle “occupazioni”, a dispetto del loro valore sociale. Un valore sociale che noi oggi rivendichiamo. Perchè non è stata una esperienza effimera, Perchè è dilagata su tutto il territorio nazionale, necessitata da una questione abitativa tuttora non risolta. Perchè nel corso degli ultimi dieci anni, associazioni militanti e famiglie hanno ricostruito legami sociali che i padroni del mercato immobiliare hanno voluto distruggere, hanno ridato una funzione sociale ad immobili che sarebbero ancora adesso vuoti e abbandonati, hanno fatto esercizio di cittadinanza in città grandi e piccole, dove i diritti sociali sono stati resi subalterni al diritto di proprietà nudo e crudo. Non ci aspettavamo che i giudici distinguessero tra ciò che è legale e ciò che è giusto, solo un po’ più di rispetto per la realtà e per le persone in carne ed ossa. Ma questa distinzione la pretendevamo e la pretendiamo dagli amministratori. Invece i Sindaci e le giunte di ogni colore politico, hanno rafforzato la recinzione di illegalità costruita dai giudici, affogando l’esperienza delle “occupazioni” in un ottuso legalitarismo, in un dialogo inconcludente, in una pelosa e deresponsabilizzante filantropia. E confermano oggi questo orientamento, nonostante siano rimasti tali e quali i problemi sociali da cui l’esperienza delle “occupazioni” si è mossa (in uno spericolato esercizio di dignitosa sopravvivenza). Gli sfratti per morosità incolpevole continuano. Sono sempre lì i problemi che quella esperienza ha attraversato: la precarietà dei redditi di una fascia sempre più ampia di popolazione; l’uso predatorio che “il partito del mattone” fa della città e del suo territorio; la residualità della edilizia residenziale pubblica. Anche noi siamo presenti e l’orientamento della nostra pratica sociale non è cambiato. Nel rispetto degli articoli 3, 41, 42 della Costituzione, continueremo a dire che la casa è un diritto e che è giusto ribellarsi alle condizioni che negano tale diritto; continueremo a dire che la proprietà privata o pubblica, senza funzione sociale, va requisita oppure acquisita come bene comune”.

Le famiglie “occupanti di via Orfanotrofio e gli attivisti del Coordinamento Asti Est