“Leggo notizie che non mi stupiscono, semplicemente mi lasciano l’amaro in bocca. Nasce un ennesimo partito con fantomatiche prospettive di rinnovamento del centrodestra. Richiedono a gran voce un processo di partecipazione democratica basato sulla libera scelta, sulla collaborazione nella definizione degli obiettivi progettuali e sulla collaborazione nelle iniziative politiche, in grado di costruire una forza di governo nuova, libera da retaggi e pregiudizi, che promuova il merito etc etc… Quando succede tutto questo trambusto? Tra i congressi che si sono svolti all’interno del Popolo della Libertà, svolti democraticamente, e le elezioni primarie che altrettanto democraticamente dovranno decidere quale sarà il candidato premier. Probabilmente tutta questa democrazia a qualcuno che non l’ha mai esercitata, è stata vista come un retaggio del passato, quando non era presente una figura di leader capace di coagulare intorno a sé il consenso. Peccato che il passato sia proprio quello del partito dove le decisioni sono tutte calate dall’alto, ciò perché l’unico che può reggere un tale sistema, e cioè Silvio Berlusconi, ha correttamente deciso di lasciare il comando ad una persona non nominata da lui ma bensì eletta dal basso, dal popolo così come lui è sempre stato eletto. Ritengo che sia anche giusto che, se uno non condivida più un progetto, sia liberissimo di costruirne un altro ma oggi, molto più di ieri, chi aderisce Progett’azione ovviamente non può aderire contemporaneamente al Popolo della Libertà (esperienza che non è conclusa ma al limite cambierà il nome ma finirà dopo quella evanescente di progettazione) e pertanto sarà utile riunire il coordinamento provinciale al fine di dirimere la questione. Da avvocato consiglierei alla collega una separazione consensuale. Non nascondo l’amarezza che provo a causa del fatto che, riesaminando gli eventi e la loro cronologia, più che di progettazione mi sa che si debba parlare di premeditazione affinché tutto cambi perché nulla cambi”. Marcello Coppo