“Il dibattito che in questi giorni si è sviluppato intorno alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti mi induce ad alcune doverose precisazioni. Innanzitutto ritengo opportuno rappresentare chiaramente, e spero definitivamente, cos’è una fondazione di origine bancaria e quasli sono i suoi compiti istituzionali. Secondo la Sentenza pronunciata dalla Corte costituzionale nel settembre 2003, le Fondazioni di origine bancaria sono definite e riconosciute come persone giuridiche private dotate di piena autonomia statutaria e gestionale, collocate a pieno titolo tra i soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali. Sono soggetti che intervengono nel sociale in maniera sussidiaria e non sostitutiva rispetto al pubblico; la stessa Corte, inoltre, ha valutato addirittura incostituzionale l’utilizzo di atti amministrativi da parte dell’Autorità di Vigilanza che comprimano indebitamente l’autonomia delle Fondazioni. Ai sensi del D. Lgs. 153/99 i consiglieri non rispondono a coloro che li hanno designati né hanno vincoli di mandato. Credo che maggiore chiarezza non sia possibile pretendere dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza consolidata. Fatte queste premesse mi corre l’obbligo di rappresentare come la Fondazione abbia sempre operato secondo piano programmatici pluriennali e documenti previsionali definiti e approvati dal Consiglio di Indirizzo. La Fondazione svolge la propria attività interpretando le esigenze e corrispondendo alle istanze del proprio territorio. Il rapporto con gli attori locali, pubblici e privati, è fondato su spirito di collaborazione, nel reciproco rispetto delle autonomie e prerogative decisionali: questo sino ad oggi è stato apprezzato come atteggiamento equilibrato ed imparziale. Ogni anno vengono messi in atto interventi che coinvolgono beneficiari diretti ed indiretti, forse anche a loro insaputa: per una visita medica effettuata con un’apparecchiatura sofisticata, per un ambiente in cui anziani e non possono trovarsi a socializzare, per un’opera d’arte o un edificio storico che visitano, per un sostegno economico in un momento di crisi… Sarebbe troppo lungo elencare gli interventi deliberati negli anni dalla Fondazione a favore del territorio, perarltro consultabili sul sito istituzionale, ma alcuni mi sembrano degni di essere ricordati: Ospedale Cardinal Massaia, Palasanquirico, Casa di Riposo Città di Asti, Croce Verde, Croce Rossa, Caserma Colli di Felizzano, Enofila, Palazzo Alfieri, Palazzo Mazzetti sede del Museo e Pinacoteca civili (riaperti al pubblico dopo 25 anni), complesso del San Giovanni, Complesso del Michelerio, per arrivare in questi ultimi anni, vista la difficile situazione economica, al sostegno del dormitorio pubblico, della mensa sociale, delle borse lavoro e all’impiego dei cassaintegrati, alla realizzazione del progetto di microcredito, alla creazione del fondo antisfratti e al sostegno dell’anticipazione della cassa integrazione ai lavoratori della Provincia di Asti. Interventi che dimostrano la sensibilità del Consiglio di Indirizzo e di Amministrazione alle mutate esigenze della nostra società. Ciò che sorprende, ma non troppo, è l’approccio critico, grossolano e strumentale, che in questi giorni si è tenuto nei confronti dell’operato della Fondazione e dei suoi amministratori. Non è un caso, e questo è da spiegare chiaramente ai cittadini, che questa campagna mediatica contro la Fondazione sia iniziata dopo le nomine degli amministratori della Banca Cassa di Risparmio Spa e della Fondazione. E’ dannoso coinvolgere strumentalmente Istituzioni che operano a favore della collettività. Forse un moento di riflessione sarebbe, per lo meno, opportuno. Vorrei concludere informando che un progetto di revisione delle norme che regolano la governance della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, da avviarsi dopo l’approvazione del Documento Programmatico annuale, è già stato prospettato e condiviso nei tempi di realizzazione dai consiglieri di indirizzo e di amministrazione. Assicuro, comunque, che la Fondazione continuerà a lavorare per e nell’interesse della collettività e del territorio come ha fatto da sempre”. Michele Maggiora