canelli“In questi giorni a Canelli, nella zona industriale si può vedere un improvvisato accampamento dove vivono decine di braccianti agricoli che ogni giorno cercano un ingaggio per la vendemmia. Sono lavoratori stagionali dell’Est Europa. Per massimizzare profitto e organizzazione, le aziende agricole si affidano a cooperative di settore, che reclutano i lavoratori nei paesi dell’Est Europa (Macedonia, Bulgaria, Romania). Si stabilisce una paga mensile e poi si organizza il viaggio verso l’Italia. Tutto in regola. niente lavoro nero. Così si evitano problemi con l’Ispettorato del lavoro e la Guardia di Finanza. Poi però la paga corrisposta veramente non è mai quella indicata in busta paga. Le ore settimanali del contratto sono sempre inferiori a quelle realmente lavorate. E nessuno si preoccupa di dove vivranno questi lavoratori durante la vendemmia. Qualcuno affitta un posto letto a cifre esagerate, altri preferiscono arrangiarsi alla buona in tende e baracche improvvisate. Nasce così una piccola baraccopoli ai margini della città, la gente indignata protesta, la società civile si indigna. Se tutto va bene qualche istituzione pubblica interviene (tardivamente) per allestire rifugi precari ma dignitosi. Tutto con fondi pubblici. Per concludere: ai privati interessa solo ingaggiare manodopera stagionale a basso costo. E basta. La prima conseguenza è che questi lavoratori non hanno dove vivere e bivaccano come disgraziati ai margini della città. La seconda conseguenza è che (nella migliore delle ipotesi) il Comune deve spendere soldi pubblici per rendere dignitosa la situazione. Terza conseguenza: c’è sempre qualche cretino che grida all’allarme per l’invasione dei clandestini. La vendemmia è diventata un periodo di precarietà, sfruttamento e sofferenza. Un tempo era consuetudine che il padrone (oggi è più corretto dire datore di lavoro) fornisse anche vitto e alloggio ai braccianti per tutto il periodo della vendemmia. Erano altri tempi, davvero, quando alla vendemmia si associavano anche momenti di socialità, condivisione e festa”. Alberto Mossino, Piam Onlus