Giovanni Pensabene“Il 17 maggio 2012, appena eletto, presentai una serie di interrogazioni, tra queste una che riguardava la discutibile pratica del diserbo delle scarpate ferroviarie e stradali in area urbana. Avevo affrontato la stessa tematica qualche anno prima attraverso gli organi di informazione ricevendo risposte elusive da parte delle ferrovie. Nel novembre scorso il Consiglio Comunale ha votato all’unanimità un ordine del giorno, proposto dal sottoscritto, che prevedeva la modifica dell’art. 26 del Regolamento di Polizia Rurale con lo specifico divieto al comma 5 lettera e) di fare ricorso al diserbo chimico delle scarpate ferroviarie e stradali in prossimità dell’area urbana.  L’odg in questione impegnava la Giunta a portare in Consiglio la revisione complessiva del Regolamento di Polizia Rurale entro il primo semestre 2014. A quanto mi risulta sul tema non è ancora stata convocata nenanche una seduta di Commissione, le ferrovie dello Stato hanno invece ricominciato i loro diserbi chimici anche in prosimità delle abitazioni (si veda tutta la scarpata lungo via Ticino). Oltre all’opinabile effetto sul decoro urbano e a quello certamente negativo sulla biodiversità, animale e vegetale, si è messa ancora una volta a rischio la salute degli abitanti e degli animali domestici di San Fedele nell’indifferenza dell’Amministrazione comunale. L’erbicida più usato nel diserbo delle scarpate ferroviarie e stradali è il glifosate, che è anche quello maggiormente utilizzato in agricoltura e la letteratura di settore lo indica come un prodotto ad elevata biodegradabilità e non tossico per l’uomo. In realtà negli ultimi anni, in varie parti del mondo, molti studi hanno messo in discussione la presunta innocuità di questo prodotto, indicandolo come induttore di sterilità e anche con effetti teratogeni (malformazioni dei feti). Senza voler fare dell’allarmismo, basta comunque leggere le frasi di rischio e i consigli di sicurezza riportati nelle stesse etichette dei prodotti commerciali a base di questo erbicida per consigliarne il divieto di utilizzo in prossimità delle aree abitate. Perché il Comune di Asti, nonostante ripetuti solleciti, continua ad ignorare il rischio a cui è sottoposta una parte della sua popolazione?” Giovanni Pensabene