ANNA BOSIA“La salute, più di ogni altro diritto, è un bene primario della persona, che diventa  bene comune quando viene garantito in modo pubblico. Ecco perché la sanità non può essere ridotta solo ad un problema di bilanci e di risorse, bensì  deve rappresentare la risposta ad un bisogno essenziale. In Piemonte abbiamo un sistema sanitario di alta qualità e con prestazioni elevate,  dove tuttavia, periodicamente, riemergono i problemi economici.  E’ molto probabile che la sanità pubblica  piemontese possa ridurre significativamente i suoi sprechi, ma non per questo devono essere ridotti i servizi. Il vero problema è da ricercarsi nelle scelte politiche operate dalla Regione negli ultimi 10 anni, durante i quali investimenti e costi di gestione sono stati amministrati con logiche di clientela o di campanile e senza una vera programmazione: era giusto prevedere per la nostra ASL  sei o sette case della salute e un nuovo ospedale nella Valle Belbo, accanto ad uno nuovo ed attrezzato come quello di Asti?  Forse no, visto che oggi si deve prendere atto che le risorse per realizzare tutte le promesse fatte non ci sono mai state. La stessa realtà si riscontra per le Asl di  Alba o di Biella, dove si stanno realizzando ospedali nuovi, costosi e già sovradimensionati. E’ pertanto evidente che la bancarotta di oggi non si è creata da sola e che non si possono  far pagare gli errori ai cittadini con l’aumento delle tasse e con il taglio dei servizi. I tentativi di riforma (le federazioni e i fondi immobiliari sanitari) fatti a tavolino da manager esperti a vendere trattori, li abbiamo visti e contrastati. Ora c’è saldamente in sella un nuovo presidente decisionista con un assessore politico e non tecnico, che devono effettuare l’ennesima riforma facendo  i conti con  condizioni drammatiche di bilancio. A giudicare da quello che emerge sulla nuova rete ospedaliera e sul riordino degli ospedali, ci pare che essa non sia frutto di un’analisi approfondita, ma sia dettata dalla fretta e dall’alibi del commissariamento da Roma. Lo dimostra il metodo adottato per le scelte, effettuate senza confronto con gli enti locali ed in modo autoritario verso l’intero territorio piemontese. E se  è pur vero che una razionalizzazione sia più che  necessaria, proprio per questo non può essere decisa a tavolino con provvedimenti che compongono sulla carta le attività sanitarie e i posti letto, sulla base di tabelle e parametri, senza nessuna verifica su quanto sia possibile realizzare e con quali costi economici e sociali. Il pesante taglio dei priamariati  ci appare inspiegabile: non è possibile pensare che una radioterapia recente ed efficiente come quella del C. Massaia debba essere svolta ad Alessandria che non dispone di  spazi e attrezzature necessarie. Particolarmente penalizzante è il caso della  medicina che dovrà accorpare in un’unica struttura circa 200 posti letto con evidenti difficoltà di gestione e con pazienti  parcheggiati in barella destinati ad essere sempre più numerosi. Noi invitiamo caldamente tutti i soggetti coinvolti: amministratori, tecnici e manager, affinché tengano presente il quadro complessivo sia dei presidi ospedalieri che dei presidi territoriali di tutta la nostra provincia, perché non continui a fare programmazioni parziali o si prendano decisioni su Asti senza sapere cosa succederà a Nizza. Chiediamo allo stesso assessore di chiarire in modo definitivo ed in tempi rapidi con quali finanziamenti sarà garantita l’ultimazione del cantiere della Valle Belbo e con  quali contenuti sanitari e cosa ne sarà dell’ospedale Santo Spirito di Nizza.  Infine ad alcuni politici locali, che cercano facili consensi  prendendo di mira, in modo strumentale ed a fasi alterne, il nostro ospedale, chiediamo di essere  pronti a protestare energicamente se la prospettiva è, come temiamo, un pesante impoverimento della sanità ad Asti. Chiediamo soprattutto al Sindaco di Asti nonché Presidente della Provincia, di  fare  la sua parte in modo deciso, assumendo iniziative forti,  anche a costo di mettersi in contrasto con una Regione amministrata dal suo stesso partito, ad esempio impugnando la delibera regionale avanti al TAR o promuovendo un referendum regionale contro queste decisioni. Noi sosterremo la costituzione di un comitato di cittadini e  raccoglieremo le firme per una petizione in difesa della sanità astigiana. Un sindaco che non difende in tutti i modi possibili la sanità nel suo territorio non sarà in alcun modo difendibile”. Anna Bosia, consigliere comunale di Uniti per Asti