“Il rischio default – termine tecnico da tradursi col più aspro, ma comprensibile “fallimento” – che, secondo le agenzie incaricate di misurare l’affidabilità delle economie mondiali, potrebbe interessare tutta l’Eurozona, e non solo l’Italia, merita una riflessione.
Intanto, al netto della partigianeria partitica e tenendo conti degli ultimi accadimenti, c’è da registrare che i problemi economici del nostro Paese continuano anche dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dell’avvento del Governo di impegno nazionale presieduto dal prof. Monti.
Segno inequivocabile, questo, che:
a) il presidente Berlusconi non era e non è il “mostro” mangia-Italia causa di tutti i nostri mali, come in tanti hanno sostenuto;
b) la sola surroga del Governo Berlusconi non ha magicamente guarito la Borsa e l’economia dai loro mali, che arrivano da lontano;
b) l’incarico a Monti, a questo punto, deve essere interpretato non come la soluzione definitiva, ma come l’inizio di un percorso di risanamento ancora lungo e che non può vedere protagonista solo l’Italia e gli altri Stati in difficoltà, ma l’intera Comunità Europea.
Per quanto riguarda il nostro Paese resto tuttavia convinto che l’approccio di un Governo di Impegno nazionale sia quello giusto. 
Per questo credo fermamente che in materia di politica, a livello nazionale come a livello locale, sia giunto il momento di mettere da parte gli interesseri delle parti, accantonare pregiudizi, agonismi e protagonismi, escludere definitivamente rissosità e insulti, e giungere, infine, ad un progetto comune che impegni tutti a salvare l’economia italiana che è sana e con potenzialità enormi. 
Lo dico da imprenditore che opera in un campo, quello vinicolo, il quale proprio in questi ultimi tempi sta segnando successi eclatanti, soprattutto sui mercati esteri, con crescite a due cifre.
Può una Nazione come l’Italia, patria di eccellenze indiscusse nel campo di settori strategici come quello tecnologico, manifatturiero, agroalimentare e artistico, e proprietaria di un brand vincente e conosciuto in tutto il mondo come il “Made in Italy”, rischiare di essere trattata alla stregua di altri Paesi che non hanno questi appeal? No, certamente non può. 
Per cui è ora di fare qualcosa insieme, di tenere fede allo spirito di quell’Impegno Nazionale che muove il Governo dei tecnici al quale, però, non può mancare l’appoggio e il lavoro della politica. A Roma come a Torino come ad Asti. 
Ai colleghi deputati e amministratori locali chiedo, come italiano e astigiano ancor prima che come parlamentare, che per una volta, pur conservando i diversi modi di pensare, si trovi il modo di lavorare insieme. 
Ne beneficeranno tutti, anche la politica che, continuo a pensare, rinnovata nello spirito e nei valori, è l’unica stella polare di una democrazia moderna”.

Roberto Marmo