exmutuaoccupata“Ancora non si conoscono i dettagli della convenzione e del bando d’asta ma la notizia della vendita degli edifici dell’Asl, data alle stampe dal Comune, autorizza un primo commento. Dal punto  di vista di chi ha costruito la mobilitazione del 19 ottobre (a Roma e seguenti) la notizia appare  come una dichiarazione di guerra. Si era chiesto di non vendere edifici di proprietà pubblica ma di  farne un uso sociale e invece qui si vende, in un sol blocco, il vecchio ospedale, la maternità e la ex  mutua. Si era chiesto di non cementificare ulteriormente un territorio già ampiamente violentato e  qui si offrono all’acquirente tutte le previsioni di una variante strutturale con abbondanti volumetrie  in premio nonché volanti da un comparto all’altro del tessuto urbano (il peggio della cosiddetta  “urbanistica contrattata” con il partito del mattone). Insomma, tutto il contrario di come richiesto da più parti, in particolare dall’associazionismo  ambientalista, vale a dire un uso assennato del territorio. Promesse elettorali già dimenticate, come  appare con ancora più evidenza, dal rilancio di progetti come la porta del Monferrato e  l’agro-village, che valorizzerebbero il territorio come la Tav valorizzerebbe la Val di Susa. Anche la  regia della notizia merita un commento. La bandiera della socialità viene sventolata dall’assessore ai  Servizi Sociali per nascondere l’offerta di una operazione immobiliare che dovrebbe sedurre i  possibili acquirenti con l’autorizzazione a fare di tutto, come già detto. Quel 10 % di erp, in una  convenzione per il resto trasparente alle previsioni della variante, è una promessa assai vulnerabile,  sia per quanto riguarda l’allocazione (la ex mutua) sia per quanto riguarda la realizzabilità. Con un  mercato immobiliare sostanzialmente fermo e con una Atc sull’orlo del fallimento. non c’è nulla al  momento che la possa avvalorare.  Osservando infatti il contesto, l’accentuarsi iperbolico delle disuguaglianze, gli effetti regressivi  delle politiche dell’austerità, il sostanziale carattere oligarchico di quelle politiche, le previsioni che  si possono fare circa un possibile acquirente sono sostanzialmente tre. L’asta va deserta, l’acquirente  è la mafia russa che ricicla denaro sporco, l’acquirente è pulito ma costruisce solo per la mafia russa,  vale a dire i ricchi. E’ indubbiamente una semplificazione, che può valere fino all’abbattimento del  valore di base dell’asta, ma aspetta di essere smentita con degli argomenti, non con delle aspettative  fasulle o con degli elenchi dispiaciuti di impossibilità o con l’atteggiamento di chi pensa di avere  l’asso nella manica. Questa semplificazione può invece essere smentita da subito, ma con atti conseguenti, all’opposto  di quelli annunciati e con attori che non siano solamente gli abituali frequentatori dell’assessorato  all’urbanistica. Sono tre anni che è in corso una esperienza di buon uso di una proprietà pubblica,  esattamente come dettano gli articoli 42 (i fini sociali dell’impresa pubblica e privata) e 43  (l’autogoverno delle imprese di interesse generale) della Costituzione. Sono tre anni che l’edificio di via Orfanotrofio è stato recuperato ad un uso sociale da 12 famiglie e un collettivo. Le famiglie vi  hanno ricostruito una domiciliarità andata perduta per ragioni di mercato, e lì risiedono Un  collettivo vi ha organizzato un insieme di attività espressive, di studio e di convivio, sottraendole ai  condizionamenti del mercato e del conformismo culturale. Per chi ha orecchio, sono i primi passi di un “diritto alla città” finalmente sottratto alla  possidenza, al partito del mattone. Tra coloro che fanno cittadinanza attiva, tale esperienza ha  riscosso in più occasioni un interesse positivo (vedi il recente convegno degli architetti, AstiFest)  proprio perché mostra caratteri non conformi, aperti al futuro possibile di una società cooperante e  solidale. La decisione di vendere passa sopra a tutto questo, e sconta l’idea che questa esperienza  possa essere rinchiusa nel recinto dell’illegalità, i suoi protagonisti costretti nel ruolo di di temibili  sovvertitori dell’ordine costituito, nonché di passivi destinatari di provvedimenti compassionevoli”. Per il Coordinamento Asti-Est, i suoi militanti, il collettivo ex mutua, le famiglie occupanti, le famiglie sotto sfratto