Una pressione fiscale (44%), senza eguali negli altri Paesi europei, che negli ultimi 8 anni è aumentata di oltre 4 punti percentuali e a cui ha contribuito in maniera massiccia l’Imu con un gettito totale che, nel 2012, si è attestato a circa 24 miliardi di euro è il quadro, poco incoraggiante, in cui si trovano ad operare le imprese italiane. L’aliquota media applicata sugli immobili strumentali delle imprese si è attestata, secondo l’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato su un campione di oltre 950.000 imprese localizzate in circa 700 comuni, attorno al 9,4 per mille poco al di sotto del limite massimo del 10,6 per mille. Al dato, poco confortante del 2012, si aggiunga il fatto che per il 2013 è previsto un incremento – da 60 a 65 – dei coefficienti di rivalutazione applicabili alle rendite catastali degli immobili di categoria D. “Così il direttore di Confartigianato Asti, Giansecondo Bossi, commenta” alla luce di tale situazione e di una recessione economica che non accenna a terminare, nella quale le iniquità del tributo e le gravi conseguenze che si determinerebbero in assenza di sollecite modifiche alla tassazione degli immobili produttivi, viene richiesta l’immediata sospensione del versamento della prima rata in attesa di un riordino della tassazione immobiliare che dovrebbe vedere gli immobili strumentali, in quanto già tassati indirettamente attraverso il concorso al reddito d’impresa, esonerati dal tributo.