Crisi economica e conseguenti tagli non hanno lasciato scampo neppure alle Amministrazioni Pubbliche, come è emerso dall’analisi delle tasche del Comune di Asti, spiegata nel dettaglio dall’assessore Santo Cannella e dal sindaco Fabrizio Brignolo. Tagli che non si sono limitati al denaro ma che hanno investito anche il personale. Colpa in parte della riduzione delle risorse economiche previste da Regione e Stato. Nel 2013, rispetto al 2009, la diminuzione complessiva di risorse da Stato e Regione al Comune di Asti è stata di 13.269.015,75 euro, nel dettaglio 1.281.615,44 di euro persi dal Piemonte e 3.530.231,56 dallo Stato. In realtà hanno spiegato che il taglio dei trasferimenti Statali nel 2013 rispetto al 2012 non è solo di 3.530.231,56 euro, ma di 8.551.231,56 e la diminuzione complessiva di risorse dal 2009 al 2013 è di 18.290.015,75. Come già accennato a fare le spese della crisi economica sono stati anche i dipendenti. Nel 1983 il Comune di Asti aveva, infatti,  1.089 impiegati fra cui 15 dirigenti, mentre nel 1993 il personale era di 893 dipendenti di cui 27 dirigenti, nel 2003  693 dipendenti di cui 19 dirigenti, nel 2006 634 dipendenti di cui 17 dirigenti. Oggi,invece, nel 2013 il Comune conta 576 dipendenti di cui 10 dirigenti. Discorso inverso invece per quanto riguarda la spesa corrente che nel 2011 per la prima volta cessa di crescere e anzi si riduce, seppure solo 62.88,42 euro: la riduzione diventa drastica nel 2012, in quanto, rispetto al 2011 la spesa corrente scende di ulteriori 3.859.348,88 euro. La percentuale di incidenza della spesa di personale sulla spesa corrente scende dal 48,19% del 2006 al 33,79% del 2012. A queste forti riduzioni non è corrisposta una riduzione dei servizi erogati e giustamente richiesti dai cittadini. Al contrario le esigenze sono tendenzialmente aumentate (ad esempio la realizzazione di nuovi quartieri ha generato l’esigenza di estendere il servizio di spazzamento strade o allungamento delle linee dei bus); la crisi che dal 2009 ha generato un impoverimento dei cittadini ha aumentato vertiginosamente il numero delle persone che  necessitano del supporto dei Servizi Sociali del Comune. Il nostro comune, grazie a una sostanziale prudenza che si è mantenuta anche a prescindere dai cambi di indirizzo politico alla guida dell’amministrazione, è comunque da considerarsi virtuoso dal punto di vista del risparmio e del contenimento dei costi e degli sprechi. Ma cosa dire del bilancio 2013? La predisposizione del bilancio 2013 si presenta particolarmente complessa perché rispetto ai numeri del 2012, già molto “risicati”, si registra un’ulteriore riduzione dei trasferimenti dallo Stato e dalla Regione e un’ulteriore riduzione delle “entrate proprie” del Comune (a causa della crisi le persone usano meno i parcheggi a pagamento, fanno attenzione a prendere meno multe, le imprese effettuano meno affissioni e quindi è minore l’introito della tassa sulle affissioni, la crisi dell’edilizia ha fortemente ridotto gli oneri di urbanizzazione, etc.). Proprio oggi il sindaco Brignolo è a Roma per partecipare alla manifestazione “Anci” per ribadire le difficoltà degli enti locali per adeguarsi alle nuove normative imposte da Roma (riguardanti Imu e Tares in primis) Secondo le disposizioni vigenti il prelievo sui rifiuti viene nel 2013 completamente stravolto: dalla TIA si passa alla TARES, che impone modifiche ai criteri di calcolo. Oggi la TIA copre l’intero ammontare della spesa di raccolta e smaltimento dei rifiuti (oltre che di spazzamento e pulizia strade) ed è quindi una sostanziale “partita di giro”: i cittadini pagano in bolletta il totale della spesa di raccolta e smaltimento, né più né meno. Un primo motivo di difficoltà è che la TARES impone di cambiare i criteri di distribuzione della tariffa che quindi (a saldi invariati) verrà a gravare sulle famiglie e le imprese in maniera diversa da oggi. In più lo Stato ha attribuito ai comuni l’infelice ruolo di esattori di nuove imposte, per conto dello Stato stesso. Ha infatti imposto che ai costi vivi di raccolta e smaltimento (che ad oggi erano quelli coperti dalla TIA) i Comuni aggiungano una addizionale di 0,30 centesimi a metro quadro sulle superfici imponibili: maggiorazione che  resterà ai Comuni, ma di fatto ha comportato una riduzione dei trasferimenti Statali. Il danno per il Comune esiste: dovrà di fatto comportarsi da esattore per conto dello Stato, accollandosi anche il rischio dell’insolvenza ( se un cittadino non pagherà la tassa, e quindi la maggiorazione, lo Stato effettuerà comunque la riduzione dei trasferimenti e il  Comune la perderà se non riuscirà a recuperarla da cittadino moroso).