“Alle porte di una vendemmia che si preannuncia abbondante e di qualità, una crisi profonda rischia di compromettere per sempre l’economia dei nostri territori e la sopravvivenza di 12.000 famiglie di agricoltori”: con queste parole inizia la nota stampa diramata da Vignaioli Piemontesi, la più grande organizzazione di produttori vitivinicoli d’Italia (riunisce 49 cantine cooperative e oltre 500 aziende vitivinicole singole, per un totale di circa 8.000 aziende vitivinicole), con la quale si chiamano a raccolta viticoltori e rappresentanti istituzionali per  una manifestazione domani, alle 10, davanti al palazzo della Provincia ad Asti, piazza Alfieri.
“La crisi economica che negli ultimi anni ha investito numerosi settori del nostro Paese sta avendo ripercussioni particolarmente gravi sul mercato del vino piemontese e in modo particolare proprio sui vini largamente diffusi come la Barbera, il Dolcetto e il Brachetto – spiega il comunicato stampa. – Negli ultimi anni i prezzi di questi vini sfusi, nelle diverse tipologie a denominazione di origine, hanno subito notevoli variazioni, generalmente al ribasso, soltanto in base ai quantitativi ottenuti e a prescindere dalla qualità del prodotto. Il mercato è stato guidato esclusivamente dal rapporto tra domanda e offerta e i prezzi realizzati nella commercializzazione all’ingrosso hanno penalizzato fortemente il settore produttivo agricolo: la produzione è rimasta pressoché costante, ma sono diminuiti i volumi commercializzati. Le giacenze di vino così, ripetute negli anni, hanno prodotto una distorsione del mercato e una concorrenza indiretta sui prezzi che impedisce oggi un maggior potere contrattuale al settore produttivo agricolo”.
E ancora: “Gli interventi realizzati negli ultimi cinque anni (la DOCG sul Barbera d’Asti e sul Barbera del Monferrato Superiore, la fascettatura obbligatoria su tutti i vini a denominazione, gli interventi di decongestionamento e controllo del mercato) hanno impedito peggioramenti ulteriori della situazione ma non sono riusciti a invertire le tendenze di mercato in modo incisivo e significativo: l’unica soluzione – conclude la nota – è reperire le risorse necessarie per distillare tutte le eccedenze, risorse quantificabili in circa 18 milioni di euro, per salvare il patrimonio vitivinicolo”.