Sta creando apprensione anche tra gli agricoltori piemontesi la recente decisione dell’Unione europea di sdoganare la coltivazione di piante geneticamente modificate: la ricaduta negativa che il provvedimento del Commissario alla Salute e Politica dei consumatori John Dalli potrebbe avere su un comparto già pesantemente provato dalla crisi globale preoccupa infatti gli addetti ai lavori e numerose associazioni ambientaliste. L’autorizzazione riguarda, nel dettaglio, la coltivazione della patata gm Amflora, prodotta dalla multinazionale Basf, modificata perchè contenga una maggior percentuale di amido e segnerebbe un passo indietro nel comportamento che l’Europa seguiva dal 1998, guidato innanzitutto dal principio di precauzione.
Quando iniziarono a sperimentare la patata gm – commenta Roberto Burdese, presidente Slow Food Italia – avevano dichiarato che avrebbe avuto principalmente applicazioni industriali e invece ora, oltre a essere coltivata, potrà anche essere usata nei mangimi animali, introducendo quel carattere di resistenza agli antibiotici anche nella filiera dell’alimentazione umana”.
Chi conosce la realtà agricola della nostra Regione – dice Giorgio Ferrero del PD –  sa che l’unica via di uscita per il futuro è puntare sulla qualità e sull’identità delle produzioni. La coesistenza tra colture Ogm e tradizionali in Piemonte è impossibile  per la natura frammentata delle nostre proprietà che rende inevitabile la contaminazione per impollinazione di specie simili (per esempio il mais). Sarebbe poi altrettanto grave se il Piemonte compromettesse la propria immagine di Regione di grandi produzioni di qualità, ponendosi alla stregua dei Paesi  sudamericani o asiatici che certo non possono vantare il nostro patrimonio e la nostra tradizione agroalimentare”.
Continua il responsabile del dipartimento Agricoltura del PD Piemonte: “Nell’elenco delle associazioni che sostengono le Regioni libere da Ogm troviamo le più importanti organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo (Coldiretti, Cia, Acli terra, Confcooperative, Lega Coop), dell’artigianato (Confartigianato e Cna) nonché tutte le associazioni dei consumatori e quelle ambientali, compresa naturalmente Slow Food che vede impegnato su questa battaglia in prima persona il suo presidente internazionale Carlin Petrini. Su questi grandi temi – conclude Ferrero – come ci ha ricordato quest’oggi Giorgio Calabrese, è necessario che la politica non ceda alla pressione di lobby  economiche internazionali ed attenda un pronunciamento certo del mondo scientifico,  per non incappare in possibili gravi conseguenze per la salute umana e quella dell’ambiente”.