Il 2012 per le PMI piemontesi finisce pesantemente in negativo, con tutti gli indici praticamente “paralizzati” dalle difficoltà e dall’incertezza, e purtroppo anche  le previsioni per i primi sei mesi del 2013 non lasciano presagire grandi cambiamenti e speranze. “I numeri parlano chiaro , tutti gli indici sono negativi – commenta  Andrea Cirio, Presidente di “Api Asti”, associazione che associa circa 200 aziende della “Piccola e Media Impresa” della provincia di Asti – e in particolare è significativo il dato relativo  alla durata del portafoglio ordini emerso da  un’indagine effettuata dalla nostra associazione regionale”. Il 41% delle imprese copre appena un mese di attività e solo  il  32% arriva fino a tre mesi, la restante   parte delle aziende addirittura non e’ in grado di rispondere producendo “ a seguito di cio’ che viene ordinato…”  Emblematica è la situazione delle imprese astigiane in cui la scarsità o addirittura la mancanza di ordini, ha fatto sì che già molto prima del  periodo festivo, in concomitanza con le feste natalizie e di fine d’anno,  si è optato per un lungo “ ponte”  di chiusura. Tale fenomeno si è registrato praticamente in tutti i comparti, dal metalmeccanico, al chimico e addirittura si sono registrati alcuni casi anche nel settore enomeccanico, fino ad oggi considerato un po’ un’ oasi felice del sistema produttivo astigiano. “Nel 2013 appena iniziato, non vediamo cambio di rotta – prosegue Cirio – anzi in tante aziende astigiane putroppo finiranno gli ammortizzatori sociali e si passerà dunque alla mobilità (come l’Astigiana Ammortizzatori ex Itt-Wayassauto) I PRINCIPALI INDICI : Produzione Per oltre il 48% delle imprese PMI piemontesi si è registrato una produzione in calo , mentre solo il 17%  ha registrato un aumento. “Risulta importante esaminare il dato delle aziende che hanno registrato un aumento del proprio fatturato, in controtendenza – commenta il direttore Cantarella – la maggioranza di queste ultime hanno infatti diversificato la loro produzione aggredendo nuovi mercati all’estero riuscendo, in questo modo, a compensare il calo della domanda del mercato interno”.