DARDANELLO UNIONCAMEREOggi, Confindustria Piemonte e Unioncamere Piemonte hanno diffuso insieme i risultati a consuntivo e previsionali delle rispettive indagini congiunturali, con l’obiettivo di monitorare l’andamento della congiuntura in Piemonte. Dopo i saluti del presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato, sono intervenuti il responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte Roberto Strocco – che ha analizzato i risultati della performance congiunturale del periodo aprile-giugno 2012 – e il responsabile dell’Ufficio Studi Economici di Confindustria Piemonte Luca Pignatelli, che ha presentato le linee di sviluppo dell’industria piemontese nel III trimestre 2012. A commento dei dati illustrati da Unioncamere Piemonte e Confindustria, sono poi intervenuti Gregorio De Felice del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e Zeno Rotondi, responsabile Ufficio Studi Italia UniCredit. Ha chiuso i lavori il Presidente di Unioncamere Piemonte Ferruccio Dardanello.   Le indagini presentate da Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte confermano la gravità della fase recessiva iniziata a fine 2011. I risultati negativi registrati dall’indagine di Unioncamere Piemonte nel secondo trimestre trovano piena corrispondenza nelle previsioni per il terzo trimestre registrate dal sondaggio di Confindustria Piemonte: le imprese si attendono infatti un ulteriore indebolimento delle condizioni di mercato. Anche per quanto riguarda gli ordini esteri, tradizionale “valvola di sfogo” nelle fasi di recessione, le due indagini non danno indicazioni incoraggianti: alla stagnazione segnalata dai dati di Unioncamere Piemonte corrisponde per il terzo trimestre una frenata più marcata. È significativo che anche tra le imprese più radicate sui mercati esteri, che in passato si erano mosse controtendenza, prevalga un clima di fiducia pessimistico. La crisi colpisce in misura trasversale tutti i settori, le tipologie di impresa e le aree territoriali, sia pure con intensità lievemente diverse.   Commentando i risultati delle indagini, il presidente di Confindustria Piemonte, Gianfranco Carbonato, rileva come i dati confermino in pieno la difficoltà della situazione congiunturale: “Dopo i deboli segnali di ripresa emersi nel 2010, la crisi si è nuovamente aggravata. Ciò che preoccupa maggiormente è il fatto che anche nel medio periodo non si vedano vie di uscita praticabili da una crisi lunga e profonda, che intreccia motivazioni congiunturali e strutturali; l’industria sembra destinata a convivere per un periodo piuttosto lungo con prospettive di mercato sfavorevoli. In questa situazione, diventa particolarmente urgente equilibrare le esigenze del rigore e del risanamento con quelle della crescita. Un obiettivo che richiede anche un forte impegno delle parti sociali per rilanciare produttività e sviluppo”.   “Come confermato anche dai dati nazionali, il Piemonte sta vivendo una congiuntura industriale fortemente negativa. Le imprese stanno soffrendo, soprattutto quelle che lavorano nel mercato interno. Anche l’export, che fino a qualche mese fa ha rappresentato l’àncora di salvezza nella nostra economia, ha rallentato la sua corsa. Occorre un rilancio forte e deciso, una svolta basata sulla competitività territoriale – ha commentato il Presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello -. Consapevoli di questo momento storico, le Camere di commercio piemontesi stanno mettendo in campo interventi straordinari per sostenere le imprese, nell’attesa che l’intero sistema economico italiano ed europeo si rimetta in moto”.   “Nei prossimi trimestri l’industria piemontese continuerà a essere condizionata dalla debolezza della domanda interna e delle importazioni dell’Eurozona – rileva Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo. I mercati extra-europei, soprattutto quelli di recente industrializzazione, saranno quindi una via obbligata per la crescita delle imprese del Piemonte. Il tessuto produttivo della regione può cogliere con successo questa sfida come dimostrano i buoni risultati ottenuti nell’arco dell’ultimo decennio: tra il 2000 e il 2011 le esportazioni di manufatti piemontesi nei nuovi mercati sono quasi raddoppiate salendo a circa 13 miliardi di euro. Nei primi sei mesi del 2012 questo trend di crescita è proseguito con un aumento dell’export regionale del 6% tendenziale. Gli spazi di miglioramento sono tuttavia ancora notevoli soprattutto nei mercati più lontani (Asia Orientale e Sud e Centro America), dove il ritardo italiano e piemontese è più pronunciato rispetto ai concorrenti internazionali e le prospettive di crescita nei prossimi anni sono più consistenti”.   “Nell’era della globalizzazione, i mercati internazionali sono diventati di fatto un sostituto dei mercati domestici – sottolinea Zeno Rotondi, chief economist di UniCredit –Tuttavia, non pochi sono gli ostacoli che limitano l’accesso delle PMI all’estero, come dimostra l’indagine annuale UniCredit. Laddove la crescita dimensionale non è una opzione perseguibile, risulta strategica la collaborazione con altre imprese per esportare all’estero e accedere anche ai mercati di sbocco più distanti.  Per aumentare la competitività dell’export, il contratto di rete rappresenta una opportunità che in Piemonte non risulta sfruttata appieno  e ha ancora potenzialità di crescita. A una maggiore propensione a collaborare in rete si associa infatti una quota media di fatturato all’estero più elevata: nel  2010 in Piemonte la quota media di fatturato realizzato all’estero era pari al 34% per le imprese in rete rispetto a un 30% delle altre. Inoltre collaborare facilita l’accesso a mercati più lontani: per esempio ben il 67%delle  aziende piemontesi che nel 2011 hanno esportato in America Centrale e del Sud, è in rete”.

II TRIMESTRE 2012: I DATI A CONSUNTIVO DI UNIONCAMERE PIEMONTE Nel II trimestre 2012 si è ulteriormente aggravata la crisi del tessuto manifatturiero piemontese. Facendo seguito alla flessione dello 0,4% dell’ultimo trimestre del 2011, e al calo del 3,6% nei primi tre mesi del 2012, nel periodo aprile-giugno 2012 la produzione industriale ha manifestato, infatti, una variazione tendenziale grezza del -5,4%. La flessione della produzione industriale si associa ai risultati per lo più negativi realizzati dagli altri indicatori. Gli ordinativi interni diminuiscono del 6,6% rispetto al periodo aprile-giugno 2011, quelli esteri, invece, manifestano una sostanziale stabilità (+0,6% rispetto allo stesso periodo). Cala il fatturato totale: le imprese manifatturiere piemontesi registrano, mediamente, unadiminuzione tendenziale del fatturato pari al 3,7%. Più incoraggiante appare, invece, la variazione tendenziale realizzata dal fatturato estero (+0,8%). Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla 163ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di luglio 2012 con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno, e ha coinvolto 1.201 imprese industriali piemontesi. Si evidenzia come, per via delle modifiche metodologiche introdotte a partire dal I trimestre 2011, i risultati successivi all’ultimo trimestre del 2010 non siano statisticamente confrontabili con quelli delle precedenti rilevazioni.   L’andamento negativo della produzione dell’industria manifatturiera piemontese interessa tutti i principali comparti. Il panorama settoriale appare, infatti, costellato di segni negativi. Anche le industrie meccaniche, che nei primi tre mesi dell’anno avevano registrato un andamento positivo, manifestano, in questo secondo trimestre, una flessione tendenziale dell’output prodotto (-1,0%). Meno negativi del dato medio complessivo appaiono anche i risultati dell’industria alimentare (-1, 4%) e di quella tessile (-3,5%). Peggiori rispetto al dato medio piemontese risultano, invece, le contrazioni registrate dagli altri settori di attività. Di simile intensità appaiono le variazioni negative realizzate dalle industrie dei metalli (-6,4%) e dai mezzi di trasporto (-6,9%). Le industrie elettriche ed elettronicheregistrano un calo del 7,1%; il comparto del legno si contrae del 7,8%, mentre la contrazione della produzione più elevata appartiene al settore della chimica e delle materie plastiche (-9,5%). Il segno negativo accomuna, inoltre, tutti i territori, anche se con intensità differenti. Biella risulta la provincia con la flessione più marcata della produzione industriale (-8,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Registrano performance peggiori rispetto al dato medio regionale anche Torino (-7,7%) e il Verbano Cusio Ossola (-7,3%). La provincia di Asti manifesta un calo tendenziale della produzione di 5 punti percentuale, seguita da Novara con un -4,3%. Meno intense risultano le flessioni registrate dalle altre province piemontesi. Alessandria manifesta unadiminuzione della produzione del 2,1%, Vercelli del 1,9% e Cuneo del -1,3%.  

Le esportazioni piemontesi nel II trimestre 2012 Export:10,2 miliardi di euro (+3,0% rispetto al II trimestre 2011) Saldo bilancia commerciale: +3,2 miliardi di euro Export verso Ue-27: -2,8% rispetto al II trimestre 2011 Export verso extra Ue-27: +12,5% rispetto al II trimestre 2011

  III TRIMESTRE 2012: I DATI PREVISIONALI DI CONFINDUSTRIA PIEMONTE Le aspettative delle imprese piemontesi per il III trimestre 2012 segnalano un marcato indebolimento del clima di fiducia, in linea con il peggioramento del quadro economico complessivo registrato all’inizio dell’estate. Le previsioni su produzione e ordini totali fanno segnare un saldo fortemente negativo (rispettivamente -21,7% e -21,4%), arretrando di circa 15 punti rispetto allo scorso trimestre. Peggiorano anche le previsioni relative ai mercati esteri: il saldo ottimisti-pessimisti ritorna su valori negativi (-5,7 punti) dopo il rimbalzo di marzo. La crisi sta colpendo tutti i settori economici e le tipologie aziendali: le piccole, medie e grandi imprese e le imprese metalmeccaniche e non concordano su una visione pessimistica del periodo estivo, con previsioni di produzione e ordini in flessione. Isolate eccezioni riguardano le imprese che realizzano una quota prevalente del fatturato sui mercati esteri: le attese restano sfavorevoli anche in questo caso, ma il saldo ottimisti-pessimisti è meno negativo. A questo proposito, è interessante notare come negli scorsi trimestri si registrasse un divario molto ampio tra imprese esportatrici e imprese con mercato prevalentemente nazionale: la differenza nel valore dei saldi riferiti a produzione e ordini era arrivato a sfiorare i 30 punti percentuali. Oggi l’aggravarsi della crisi ha invece colpito in misura abbastanza uniforme tutte le imprese: neppure l’andamento meno recessivo dei mercati di riferimento è sufficiente a compensare la caduta della domanda interna. L’analisi degli altri indicatori elaborati dall’indagine conferma le difficoltà dell’attuale fase congiunturale. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva rimane attestato intorno al 70-71%, quattro punti al di sotto del livello tipico delle fasi normali di crescita. D’altra parte, va ricordato come all’esplodere della crisi, nei primi mesi del 2009, l’indicatore fosse precipitato di 15 punti nel corso di due trimestri. In questa situazione di grande incertezza, non stupisce che gli investimenti siano fermi: come nei trimestri scorsi, solo un’azienda su cinque ha in programma investimenti di qualche rilievo e solo un terzo circa prevede di rinnovare gli impianti obsoleti. Rimane problematica la situazione di liquidità: 6 aziende su 10 dichiarano ritardi negli incassi. Sul fronte occupazionale, la situazione rimane grosso modo quella dei mesi scorsi. Poco meno di un terzo delle imprese (28%) prevede di essere costretta a ricorrere alla CIG; una percentuale analoga a quella degli ultimi due trimestri. Anche in questo caso, come per il tasso di utilizzo degli impianti, va osservato che all’esplodere della prima onda della crisi, all’inizio del 2009, il ricorso alla CIG salì di oltre 30 punti percentuali nel corso di un paio di trimestri. Non possono che essere negative, infine, le previsioni di nuove assunzioni: il saldo ottimisti-pessimisti resta negativo (-13 punti) e peggiora di qualche punto rispetto allo scorso trimestre. L’analisi del profilo del ciclo di lungo periodo, quale emerge dall’andamento delle attese sui livelli produttivi, mette in luce la profondità della crisi attuale. L’indicatore del clima di fiducia rilevato dalle indagini trimestrali di Confindustria Piemonte si colloca a giugno su livelli tipici di altre fasi di crisi (2008-09, 1992-93, 1981-83). È tuttavia impossibile allo stato attuale ipotizzare se ci troviamo ancora nel mezzo di un percorso discendente, come nel 2009, oppure all’inizio di una fase di stagnazione come nel 1981-1983.