Lo slittamento dei termini per la presentazione della domanda di adesione alla Rottamazione quater, preannunciato dal Mef con comunicato stampa del 21 aprile, riapre la possibilità per i contribuenti di sanare le proprie posizioni debitorie, utilizzando le agevolazioni previste dall’art.1 , commi 231-252, della Legge 197/2022. Un’opportunità di regolarizzare i carichi pendenti, affidati agli agenti della riscossione nel periodo compreso tra il 1°gennaio 2000 e il 30 giugno 2022, accolta con favore dagli insolventi , ma sulla quale il Direttore della Federcontribuenti, Vincenzo Tagliareni, intende sollevare alcune riflessioni di carattere generale.
“E’ indubbio – ha precisato Tagliareni – che questa rottamazione, a differenza delle altre, presenti vantaggi importanti, consentendo di corrispondere esclusivamente l’importo del debito residuo , sgravato delle sanzioni, degli interessi di mora e dell’aggio. Forse per la prima volta, questo istituto potrebbe quindi e apparentemente agevolare i cittadini, permettendo loro di appianare le posizioni aperte. Mi preme innanzitutto sottolineare che i contribuenti interessati alla definizione agevolata siano gli stessi spesso e impropriamente definiti evasori. Un termine sul quale mi sono sempre battuto, esponendomi in prima persona e che rifiuto ancor più oggi, osservando quanti associati alla nostra federazione si siano premurati di richiedere il prospetto informativo, al fine di verificare in quale modo e seppur con sacrifici, potessero rientrare dei debiti contratti e riprendere a lavorare e soprattutto vivere con serenità. Tale premessa risulta indispensabile, per evidenziare il forte limite di una Legge che, per l’appunto, nasce con l’intento di sostenere i privati e le imprese, ma trascura un elemento essenziale: l’esiguo numero di rate previste e gli importi considerevoli delle prime due, pari al 10% ognuna delle somme complessivamente dovute. Nel determinare le modalità di dilazione, non si è infatti tenuta in considerazione alcuna la capacità reddituale dei contribuenti, i quali dovrebbero, nella maggior parte dei casi, sostenere pagamenti maggiori, rispetto a un salario medio. Se è vero infatti che la Legge 197/2022 sia una buona opportunità per rientrare dei piccoli importi o per i cittadini appartenenti alla cosiddetta fascia alta, capaci di estinguere anche somme importanti con disponibilità immediata, fortemente penalizzato risulta, ancora una volta, il ceto medio.
Come potrebbe un operaio , un pensionato o il titolare di una piccola ditta, a titolo esemplificativo moroso per sessantamila euro, versare nell’immediato due ratei da seimila euro e nei restati quattro anni, effettuare pagamenti da tremila euro cadauno, per un totale di dodicimila euro l’anno? Una pretesa assurda, che si sarebbe potuta facilmente evitare mediante la presentazione di un ISEE e la dilazione in base all’effettiva capacità economica del contribuente, che allo stato attuale si trova invece costretto a rinunciare a una valida opportunità, conscio dell’ impossibilità di rispettare l’impegno assunto. Disparità di trattamento, che si evince anche sul piano orizzontale, per il condono dei crediti fiscali contratti sino al 2015 e sotto la soglia dei mille euro. Demandando agli enti creditori la facoltà di aderire allo stralcio, si creeranno differenze sostanziali, per esempio, tra gli abitanti di comuni che hanno deciso di cancellare i propri crediti e altri che invece hanno scelto la via contraria. L’articolo 3 della nostra Costituzione è chiaro: tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge, o almeno così dovrebbe essere. Un decreto emanato su territorio nazionale dovrebbe quindi assicurare a tutti i contribuenti lo stesso trattamento, senza distinzione alcuna. Per tutti i motivi esposti, sarà mia cura e quella della Federazione che rappresento richiedere una convocazione urgente con il Capo del Dipartimento delle Finanze, Maurizio Leo, al fine di valutare la possibilità di una revisione in itinere della Legge”