Marta Parodi - gazzetta d'asti“Con la sottoscrizione dell’Accordo Askoll, avvenuto presso la Prefettura, il territorio, nel suo complesso può affermare di aver messo le basi per quello che realmente dovrebbe essere l’approccio da intraprendere per difendere e valorizzare il nostro patrimonio produttivo, anche in futuro”: così Marta Parodi, assessore al Lavoro per il Comune di Asti, e Angelo Marengo, vicesindaco di Castell’Alfero.

“Il percorso avviatosi più di un mese fa – spiegano – quando  durante una affollatissima riunione partecipata da lavoratori, sindacati, numerosi sindaci e istituzioni si sono messe le basi per una mobilitazione del territorio a difesa del tessuto produttivo locale, sancita da un documento sottoscritto da 70 Comuni della Provincia, compreso il capoluogo,  si è rivelato estremamente positivo ed efficace. Collaborazione e dialogo interistituzionale tra attori dalle competenze e ruoli differenti (Enti Locali, Governo e Parlamentari del Territorio, Regione, Sindacati e Parti sociali, Unione Indistriale e la Prefettura hanno tutti partecipato all’unisono e fattivamente), accomunati da un unico obiettivo, e cioè l’urgenza di mettere fine insieme all’emorragia di posti di lavoro e di saperi nell’Astigiano, si sono rivelati elementi essenziali e imprescindibili all’ottenimento dell’odierno risultato”.

L’esito non era certamente scontato e al tavolo della trattativa più volte è parso che la storia si avviasse verso la direzione più negativa, ovvero la chiusura delle attività.

“Con l’odierno accordo si è aperto un esplicito spiraglio, che da prospettiva temporale, ma soprattutto progettuale. A questo proposito gli Enti locali, si dicono particolarmente soddisfatti dell’accoglimento all’interno dell’Accordo, di un punto più volte espresso in fase di trattativa e anche recentemente formalizzato e nello specifico l’esplicitazione della volontà di non poter rinunciare in qualsiasi caso al sito, prevedendone, se necessario, un percorso anche di riconversione tale da garantirne continuità progettuale e produttiva. Un territorio che subisce la migrazione di un’azienda, non solo perde preziosi posti di lavoro, ma anche saperi e competenze difficilmente riproducibili ed è quindi impoverimento intergenerazionale di un territorio nel suo complesso e, dal punto di vista di chi amministra, non può essere supinamente accettato. Di qui la volontà di dialogare e mediare con tutti i soggetti coinvolti per portare a casa insieme un risultato finalmente corale”.