VERONA – Dopo aver presentato i numeri del vino Made in Italy con il convegno “50 anni di qualità e bellezza nei territori” organizzato al Vinitaly di Verona da Coldiretti e da Città del Vino, che ripercorreva la storia del settore a 50 anni dalla produzione della prima bottiglia di vino italiano Doc del 1963, domenica, il presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini, ha voluto visitare gli stand degli associati alla Coldiretti di Asti. Accompagnato dal presidente provinciale, Roberto Cabiale, e dal direttore, Antonio Ciotta, il leader nazionale della più grande forza sociale, fra lo stupore dei vignaioli dell’Astigiano, ha brindato nello stand dei Tremillii, il consorzio dei produttori di vini biologici promosso dal  componente della giunta provinciale Coldiretti, Gianfranco Torelli. Durante il Vinitaly, Coldiretti ha presentato nel proprio stand le stravaganti imitazioni dei vini Made in Italy, raccolte un po’ in tutto mondo, come la Barbera rumena. Secondo una stima Coldiretti, i prodotti “taroccati” sottraggono almeno 200 milioni di euro all’anno alla produzione nazionale. Per questo al Vinitaly è stato allestito questo “Angolo della vergogna” e durante il convegno è stato fatto intervenire, fra gli altri, Gian Carlo Caselli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Anche il magistrato ha apprezzato molto i vini astigiani, degustando e chiedendo informazioni particolari sulle nostre doc.

Da quando, mezzo secolo fa, sono state istituite le denominazioni, con il progressivo abbandono della commercializzazione dello sfuso, si è arrivati al record storico delle esportazioni italiane di vini “Doc/Docg”. Nel 2012 infatti, per la prima volta – ha precisato Marini – è stato superato il tetto dei 2 miliardi di euro (2,086 miliardi) con un aumento dell’8 per cento, superiore a quello medio del vino.

L’impegno per la qualità ha accompagnato il passaggio da una economia di autoconsumo in cui il vino rappresentava un bisogno primario ad una in cui viene identificato con un elemento che concorre alla realizzazione personale. Il vino è stato in grado di creare qualità, benessere, occupazione e sviluppo economico nei territori dove si è insediato. Una opportunità occupazionale rilevante confermata dall’utilizzazione nel 2012 di 13.756.061 voucher equivalenti 10 euro dei quali 1.607.338 in agricoltura soprattutto nelle regioni del Piemonte, Veneto, Emilia, Toscana e regioni ad importante vocazione vitivinicola. L’impatto positivo si è esteso però oltre i confini della vigna poiché la raccolta di un grappolo alimenta, secondo l’analisi Coldiretti, opportunità di lavoro in ben 18 settori: agricoltura,  industria trasformazione, commercio/ristorazione, vetro per bicchieri e bottiglie, lavorazione del sughero per tappi, trasporti,  assicurazioni/credito/finanza, accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, vivaismo,  imballaggi come etichette e cartoni,  ricerca/formazione/divulgazione, enoturismo, cosmetica,  benessere/salute con l’enoterapia, editoria,  pubblicità,  informatica, bioenergie.