dadamaino1-1024x541Verrà inaugurata oggi alle 18 al Fondo Giov-Anna Piras in via Brofferio 80 ad Asti la mostra dedicata a Dadamaino nel decimo anniversario della scomparsa. Allieva di Lucio Fontana, Edoarda Emilia Maino (1930 – 2004)  contribuì attivamente ai movimenti dell’avanguardia artistica milanese degli anni cinquanta con le sue ricerche geometrico-percettive. Laureatasi in Farmacia, scoprì tardi la sua vocazione per l’arte. Verso la fine degli anni cinquanta si affianca ai giovani artisti che rappresentano l’avanguardia artistica del dopoguerra a Milano, ed eleggono il Bar Jamaica come loro luogo di ritrovo: Piero Manzoni, Gianni Colombo, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi. Dadamaino aderisce subito al progetto di Azimuth, fondato da Manzoni e al movimento Zero di Heinz Mack, Otto Piene e Gunter Uecker. Elaborando la propria personale poetica ispirata al ribaltamento dei concetti della produzione seriale, tipica della produzione industriale dei beni di consumo, espone in Olanda, Belgio, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, ottenendo all’estero più riconoscimenti che in Italia. Con Getulio Alviani, Bruno Munari ed Enzo Mari è tra i fondatori di Nuova tendenza, con cui partecipa a numerose rassegne internazionali. Le sue ricerche si sviluppano nella composizione di un alfabeto visivo di sedici segni, che chiamerà alfabeto della mente. Femminista e militante nei movimenti di contestazione emersi nel 1968, Insieme a Luciano Fabro, Jole De Sanna e Hidetoshi Nagasawa sostenne il progetto della Casa degli artisti di Milano, partecipando alle sue manifestazioni per l’arte. Fu invitata due volte a mostrare le proprie ricerche con due sale personali alla Biennale di Venezia dove espose nel 1980 I fatti della vita e nel 1990 Il movimento delle cose.