Tekelab, Filimon e Mayelom sono arrivati ad Asti mercoledì sera accolti dalla Caritas. Erano stanchi, stremati da giorni di viaggio e attesa. Con loro non avevano nulla, infradito e i vestiti che indossavano. Niente cellulari, nessuna possibilità di mettersi in contatto con le famiglie lasciate ormai da anni che oggi non sanno più niente di loro, neppure se sono vivi.
Parliamo dei tre ragazzi eritrei sbarcati dalla Diciotti a Catania, testimoni dell’inferno della Libia e accolti per qualche giorno in un centro di Rocca di Papa prima di essere smistati nelle Diocesi che hanno mostrato la disponibilità di accoglierli. Una situazione sociale e politica, con il blocco della nave Diciotti al porto di Catania, risolto dall’intervento della Cei, Conferenza Episcopale Italiana, che si è fatta carico dei progetti di accoglienza.
A gestire concretamente l’arrivo e la presenza sui territori degli eritrei la Caritas. Tekelab, Filimon e Mayelom, età compresa fra i 22 e i 27 anni, religione cristiana , vivranno in un appartamento Caritas nell’Astigiano (assieme a un altro richiedente asilo che farà da mediatore) e potranno godere dell’aiuto e del sostegno anche di un’altra famiglia eritrea arrivata in città questa estate grazie a un altro progetto di accoglienza, quello dei corridoi umanitari. Il progetto durerà un anno e potrà essere prorogato fino all’ottenimento dei documenti ed è completamente a carico della Cei.
Ieri sera alla Casa del Giovane c’è stato un momento di accoglienza al quale ha partecipato la comunità della diocesi, assieme vescovo Francesco Ravinale.

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