E’ Natale anche per Asti con l’installazione delle luminarie comunali in città, anche se Confagricoltura sottolinea il grave ritardo che ha accompagnato il procedere dei lavori. Le luminarie sono un segno d’attenzione nei confronti della cittadinanza e uno stimolo al commercio fortemente voluti da Confagricoltura Asti, tra le prime associazioni ad aderire al progetto. La prima “sorpresa” di quest’anno è che i consumi, stando alle previsioni dei principali centri di rilevazione, dopo sette anni di flessione torneranno a crescere. La stima è supportata dai positivi andamenti congiunturali rilevati dall’Istat, che nel terzo trimestre 2015 segnala un valore aggiunto in agricoltura del +2,3%, con prospettive di crescita, in termini tendenziali, al +3,7%. Il clima di fiducia, dopo la flessione del 2014, spinge la spesa del comparto food and beverage. I consumatori hanno sempre più consapevolezza dello stretto legame tra alimentazione e benessere e l’Astigiano è universalmente riconosciuto come culla delle eccellenze enogastronomiche. “L’arrivo del Natale – commenta Francesco Giaquinta, direttore di Confagricoltura Asti – è un’occasione per valorizzare e riscoprire gli indiscussi piaceri della tradizione culinaria nostrana. Nei menù di pranzi e cene natalizie non possono mancare vini docg del territorio e panettoni artigianali, brasato alla Barbera, agnolotti al plin, vitello tonnato e carne cruda all’astigiana, crespone del Monferrato e prodotti delle agromacellerie (in forte ascesa in questo periodo), robiola di Roccaverano e tomini del Bec, che sono solo alcuni dei piatti che rappresentano l’orgoglio di essere astigiani. Lasciamo scegliere al nostro palato, la corretta alimentazione è sinonimo di salute e la filiera corta premia il territorio e tutela i consumatori”. L’Astigiano sta uscendo faticosamente da una gravissima crisi congiunturale ma continuano a scarseggiare entità produttive di richiamo, aspetto che lascia sinceri timori per il futuro. Confagricoltura Asti è convinta che l’agricoltura locale rappresenti una vera opportunità d’impiego, anche se bisogna costatare una sensibile arretratezza rispetto alle vicine Alba ed Alessandria. Guardiamo alla zona industriale di Asti e ragioniamo sul suo degrado: diciamo basta alla costruzione d’inutili capannoni, che molto spesso sono improduttivi e rappresentano uno sfregio per l’ambiente nonché una sottrazione di terreno per le aziende agricole, che producono reddito per migliaia di astigiani. E’ necessario un piano commerciale che valorizzi i prodotti locali mentre gli ultimi insediamenti dimostrano l’esatto contrario, approvigionandosi da imprese non astigiane.