una delle immagini di Annone in mostra: Vivere nei prefabbricati (Giulio Morra)

una delle immagini di Annone in mostra: Vivere nei prefabbricati (Giulio Morra)

Partire dal vissuto delle persone e dei territori colpiti dalla piena per osservare quel che è cambiato vent’anni dopo e interrogarsi su cosa resta da fare: è il filo conduttore di “Un capogiro d’acqua”, rassegna che da sabato 11 ottobre coinvolgerà, fino al 23 novembre, sette centri rivieraschi del Tanaro e Canelli, devastata dal Belbo. In programma quindici appuntamenti, ideati e organizzati da Associazione culturale Comunica e Israt, ancora una volta insieme dopo le rassegne “I mesi del giallo” e “Verdeterra”, con il patrocinio dei Comuni di Asti (Assessorato all’Ambiente), Canelli, Castagnole Lanze, Castello di Annone, Cerro Tanaro, Costigliole, Isola d’Asti, Rocchetta Tanaro, la collaborazione dell’Ordine degli agronomi e forestali di Asti, La Stampa, Associazioni Memoria Viva, Valle Belbo Pulita, Nuovo Cinema Canelli e il sostegno della Banca d’Alba. Sabato 11 ottobre sarà Castello d’Annone ad aprire la manifestazione: alle 18, nel Salone Comunale, si inaugurerà la mostra “I volti del 1994”, cinquanta fotografie con gli alluvionati protagonisti, ritratti dai fotografi de La Stampa: le stesse persone saranno invitate, insieme agli altri abitanti, a guardare le immagini e a intervenire il sabato successivo (18 ottobre) per raccontarsi e spiegare cos’è successo nella loro vita immediatamente dopo l’esondazione e negli anni a venire. Ma anche i sindaci saranno coinvolti per approfondire lo stato del territorio e il tema della sicurezza della popolazione in caso di piena. La mostra raccoglie immagini non solo di Annone, ma anche di Cerro e Rocchetta Tanaro, che ospiteranno anch’essi l’esposizione e le serate di testimonianze (a Cerro il 31 ottobre, a Rocchetta il 15 novembre). La maggior parte delle fotografie proviene dall’archivio fotografico de La Stampa di Asti, ma non mancano gli scatti degli stessi abitanti nelle tragiche ore dopo la rottura degli argini, con i paesi prigionieri di acqua e fango. Le immagini rappresentano un “capogiro” di sentimenti differenti, espressi dalle persone ritratte ma percepiti anche da chi le guarda: lo sconcerto per la violenza del fiume, con i primi piani delle case mangiati dall’acqua, la tensione dei salvataggi, la rabbia mentre si buttano gli oggetti di una vita, il pianto delle donne attraversate dalla paura, i sorrisi dei bambini adattatisi a vivere o ad andare a scuola nei container, la fatica degli anziani. Accanto ai momenti privati, quelli collettivi con la festa dei volontari o la visita dell’allora sottosegretario alla protezione civile Franco Barberi alle popolazioni colpite. Il Comune di Annone, così come quello di Cerro e Rocchetta, accosterà alle fotografie suggestive testimonianze materiali che saranno svelate durante l’inaugurazione: un contributo in più per trasmettere emozione al visitatore e coinvolgere la popolazione. Ad Annone la mostra resterà aperta fino al 19 ottobre.