Dicono che i governi assomigliano ai loro elettori. E i festival culturali e musicali?
A Sanremo prende il via stasera il «Festival sovranista», com’è stato definito da alcuni quotidiani.
Torniamo indietro di qualche settimana. Nella trasmissione “Non è l’Arena” di Massimo Giletti si discute dell’esclusione dal 69° Festival di Sanremo della canzone “Caramelle” di Pierdavide Carone e Dear Jack.
Durante la trasmissione, il professor Stefano Zecchi, scrittore e filosofo, solleva una questione: non si può trattare un tema delicato come quello della pedofilia in un «festival di canzonette». Più o meno negli stessi giorni un’altra polemica è sorta a Sanremo, tra il “dittatore-dirottatore” Claudio Baglioni e il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Può un conduttore e cantautore intervenire su temi politici quali le migrazioni e le navi ong? E un ministro, allora, può cantare De André e Vasco Rossi?
Insomma, all’Ariston di Sanremo si fa l’Italia oppure tale Festival è semplicemente (e non sarebbe poca cosa) il tempio della musica pop italiana, che qualche volta ha ospitato sul suo palco personaggi come Gorbaciov?
Abbiamo girato la domanda alla collega Alessandra Comazzi, esperta di Festival.
«Il problema che si pone qui – risponde l’inviata de La Stampa – riguarda l’“eternità” del Festival. E subito voglio dire che l’Ariston “tempio della musica pop” nazionale proprio non è. È importante, è misterioso, quasi esoterico nel suo successo, ma certo non contiene e non presenta e non rappresenta neanche una lontana parte della musica pop italiana. Il Festival di Sanremo è un’altra cosa, tant’è vero che spesso lo si critica perché vi si parla di tutto, lo si contorna di ogni diatriba, lasciando alla musica un ruolo marginale. Ogni conduttore, peraltro, dice puntualmente di volerla riportare alla sua centralità, e in genere ci provano pure. Molte volte la rassegna sembrava quasi morta e invece sempre, un po’ operazione commerciale, un po’ specchio d’Italia, è risorta dalle sue stesse ceneri. Il tema della pedofilia si poteva trattare di certo, fra le tante canzonette che in 69 lunghi anni hanno accompagnano la società, da “Vecchio scarpone” e “Mogliettina” alla scimmia nuda che balla: magari però, come disse Marinella Venegoni, “Caramelle” è stato escluso perché somigliava troppo a “Non mi avete fatto niente” di Meta-Moro. A pensare male non si fa peccato, ma spesso nemmeno ci si azzecca. E poi, come avrebbe detto Pavese dei pettegolezzi: per favore, non facciamo troppa dietrologia».
Mentre Baglioni promette che non si parlerà di politica e saranno protagoniste le canzoni, solo una canzone si occupa di migranti. Ecco… «Per far pace con il mondo dei confini e passaporti / Dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto / Come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco». Firmato: Negrita.
Stefano Masino

Foto di Ercolina Gallo