gaia“Il dibattito che ha tenuto banco sui giornali (se sia sufficientemente rappresentativo il voto dei comuni che rappresentano il 75% delle quote della società e il 70,54% degli abitanti, pari a 152.169 residenti su un totale di 215.729) rischia di sviare l’attenzione dalla sostanza della decisione assunta” ha dichiarato il sindaco di Asti Fabrizio Brignolo, intervenendo sulla vicenda Gaia. Il problema “La manutenzione straordinaria degli impianti di Gaia, che non è più rinviabile perché hanno oltre10 anni, richiede un investimento finanziario iniziale di circa 6 milioni di euro. La quota a carico della città di Asti , ad esempio, è di circa 2 milioni e mezzo di euro: io non li ho nel bilancio comunale e non voglio farli pagare ai cittadini mediante l’aumento di tariffe che (proprio per l’ “indecisionismo” del passato) sono già troppo alte” ha spiegato Brignolo La soluzione Il piano industriale approvato dall’assemblea prevede che questo investimento sia pagato dal nuovo socio, che le tariffe restino costanti e che gli utili dell’azienda crescano nei prossimi anni da un minimo di 500.000 euro nel 2017 fino a stabilizzarsi a oltre 1 milione di euro a partire dal 2018. La quota di questi utili spettante ai comuni (1.000.000 x 55% = 550.000 euro), potrà a scelta dei medesimi essere destinata a spesa sociale o all’abbassamento delle tariffe che in questo secondo caso scenderebbero del 7% circa. Dov’è il trucco? Perché se l’investimento lo facessimo noi (ammesso che troviamo i soldi) rappresenterebbe solo una spesa, mentre se coinvolgeremo un altro socio addirittura ne ricaveremo utili? “Non c’è un trucco -ha spiegato Brignolo- ma una spiegazione: la gara pubblica per la ricerca del socio di Gaia è considerata dalla legge sufficiente a non considerare più la nostra società come destinataria di un affidamento diretto ‘in house’ e quindi consente di trattare rifiuti di terzi senza limiti, mentre oggi ci dobbiamo fermare al 20% del fatturato”. “I nostri impianti -ha dichiarato il sindaco del capoluogo- che sono sovradimensionati (perché progettati 15 anni fa, prima della raccolta differenziata), si sono rivelati remunerativi nel trattare ad esempio i rifiuti della Liguria (tanto che per il primo anno nel 2014 abbiamo avuto 470.000 euro di utili che i comuni potranno destinare a spesa sociale o riduzione delle tariffe). Dalla possibilità di usare a pieno regime i nostri impianti deriva il guadagno che ripagherà l’investimento del nuovo socio e consentirà di produrre gli utili di cui sopra anche per i Comuni”. L’occupazione L’investimento chiesto al nuovo socio non è solo per l’ammodernamento degli impianti, ma anche per aumentarne la potenzialità produttiva. Il piano industriale si pone ad esempio l’obbiettivo di far lavorare l’impianto di Valterza su tre turni anziché due: “una decina di nuovi posti di lavoro stabili, oltre all’indotto, di cui ad Asti abbiamo tanto bisogno” ha commentato Brignolo. No a inceneritore e discarica. Il piano industriale appena votata do GAIA consente di archiviare definitivamente sia il progetto di costruire un nuovo inceneritore ad Asti, sia quello alternativo di costruire una nuova discarica a Villanova, perché della quota di rifiuto non recuperato e riciclato dai nostri impianti, dovrà farsi carico il nuovo socio, in un proprio impianto già esistente. Presto la discarico di Cerro andrà in esaurimento e non possiamo permetterci il lusso di non avere l’alternativa pronta. Sposarsi non vuol dire vendersi. “Il fatto che cerchiamo un nuovo socio (che tra l’altro sarà a sua volta probabilmente una società a controllo pubblico, perché tali sono le quattro o cinque società che hanno impianti sufficientemente vicini a noi per poter partecipare alla gara con prospettive di successo) non vuol dire che vediamo la società: vuol dire che cerchiamo un soggetto insieme a cui lavorare, secondo una logica di economia di scala che tra l’altro è imposta da tutte le norme statali e regionali” ha concluso il sindaco.